Giornata mondiale diabete. Sid: “Retinopatia in agguato senza un buon controllo della glicemia”

E’ passato un anno dall’ultima Giornata Mondiale del Diabete, insieme ai tanti buoni propositi e alle dichiarazioni di intento di fare qualcosa per questa che sembra un’epidemia inarrestabile, col suo carico di malattia e di mortalità. Ma i ‘numeri’ del diabete non accennano a diminuire, come ribadiscono anche gli ultimi dati epidemiologici. L’International Diabetes Federation (IDF) stima che nel mondo vivano al momento 415 milioni di soggetti affetti da diabete, che potrebbero arrivare a 642 milioni nel 2040 con gli attuali trend di crescita. Il Global Burden of Disease 2015 Study ha recentemente pubblicato l’analisi della cause di mortalità relativa a 249 malattie in 195 Paesi incluso l’Italia: il diabete causa nel mondo oltre 1.5 milioni di morti con un incremento del 32% nell’ultimo decennio (2002-2015).

Tema della giornata 2016 è ‘Eye on Diabetes’, che ha il doppio significato di non perdere di vista questa patologia così devastante nei numeri e nelle conseguenze, ma anche di non trascurare una delle principali complicanze del diabete, la retinopatia, che può arrivare a far perdere la vista. “La dimensione del problema, la diffusione a tutte le fasce d’età, la gravità delle complicanze associate alla malattia, i costi dei ricoveri – afferma Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia – fanno del diabete mellito uno dei principali problemi sanitari su scala mondiale. Per questi motivi, la lotta al diabete è una delle tre emergenze sanitarie identificate dall’ONU e dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), insieme alla malaria e alla tubercolosi, unica delle tre ad essere malattia non trasmissibile”.
In Italia, i dati Istat 2015 indicano che il diabete colpisce il 5,5% dei cittadini, per un totale di 3,3 milioni di persone. A questi va aggiunto un altro milione di persone che ignorano di avere già la malattia. I dati più recenti dell’Osservatorio Arno Diabete, nato da una collaborazione tra Società Italiana di Diabetologia (Sid) e Cineca, documentano che il tasso di prevalenza totale del diabete in Italia è pari al 6,2%. “Il diabete rappresenta un grave onere a carico dei bilanci economici dei sistemi sanitari nazionali. Uno studio dell’Osservatorio Arno Diabete – prosegue Sesti – ha stimato che il costo medio annuo per paziente è pari a 2.792 euro, una cifra generata dalle spese di assistenza ospedaliera ( 51%), di spesa farmaceutica (32%) e di assistenza ambulatoriale (17%). A questi vanno aggiunti i costi indiretti. Uno studio della London School of Economics ha stimato che costi indiretti della malattia ammontano a 12 miliardi di euro e derivano per lo più da prepensionamenti e assenze dal lavoro”.

La maggior parte della spesa associata alla malattia diabetica è comunque determinata dal trattamento delle complicanze, ivi compresa la retinopatia, tema della giornata mondiale 2016. “Il diabete – ricorda Sesti – è la prima causa di cecità prevenibile nei paesi industrializzati e sta diventando tale anche nei paesi in via di sviluppo. La parola chiave è ‘prevenibile’. Le complicanze sono conseguenti a sofferenza dei vasi capillari e arteriosi, dovuta ai livelli troppo alti di glucosio nel sangue. La prevenzione consiste quindi nel mantenere la glicemia quanto più vicina possibile ai valori dei soggetti non diabetici, con stili di vita più sani (alimentazione corretta e attività fisica moderata ma continua) e utilizzando i farmaci quando necessario. Ma il vero cardine della prevenzione è la diagnosi precoce delle complicanze che deve essere proattiva. La retinopatia diabetica può infatti progredire verso gli stadi più gravi senza dare segno di sé fino a quando il danno alla vista diventa irreversibile”.

Lo strumento per prevenire danni irrimediabili indotti dalle complicanze oculari è effettuare lo screening, che deve essere eseguito con cadenza regolare dal medico diabetologo. Lo screening delle complicanze non è una procedura complessa né costosa, e dovrebbe essere eseguito annualmente nei centri di diabetologia. “Fin dalla diagnosi del diabete – ricorda Francesco Purrello, presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia – occorre controllare la retina, con un esame del ‘fondo oculare’, perché in diversi casi è già presente un danno iniziale. In questo modo si possono adottare i provvedimenti necessari, in particolare un controllo efficace della glicemia e della pressione arteriosa, per impedire che il danno peggiori. In caso di lesioni iniziali – prosegue Purrello – può essere utile fotografare la retina (retinografia) in modo di avere a disposizione un’immagine da confrontare con immagini successive e valutare l’andamento della patologia nel tempo. Un altro esame che può essere prescritto è la fluorangiografia, che prevede una serie di fotografie della retina dopo iniezione di un mezzo di contrasto”.

“Il diabete quando ben curato – rassicura Enzo Bonora, presidente della Fondazione Diabete Ricerca – permette una vita lunga e senza ostacoli al raggiungimento di qualsiasi successo. Quando però è trascurato, il diabete determina danni in tutto l’organismo: occhi, reni, nervi, vasi sanguigni, cuore, cervello ma anche polmoni, ossa, articolazioni, cute, ecc. Le persone con diabete hanno anche più infezioni di quelle senza la malattia e un maggiore rischio di sviluppare tumori. Il diabete è una malattia da prendere seriamente e non un valore di glicemia alterato su un referto di laboratorio. E’ vero che spesso la malattia non dà disturbi, ma se non la si cura bene, le complicanze possono diventare molto importanti”.

“I team diabetologici italiani – conclude Sesti – costano circa 1% del totale della spesa sostenuta per curare le persone con diabete e possono contribuire a ridurre in misura assai significativa il restante 99% della spesa, attraverso la prevenzione delle complicanze croniche, accorciando la durata delle degenze con una presa in carico al momento del ricovero in ospedale, ottimizzando l’uso dei farmaci e dei dispositivi per il monitoraggio e la cura, osservando una scrupolosa appropriatezza nelle prescrizioni di esami di laboratorio e strumentali, collaborando nelle scelte sulle strategie di cura operate a livello nazionale, regionale e locale”. L’IDF, un’organizzazione-ombrello che comprende 230 associazioni per il diabete in oltre 170 nazioni del mondo, organizza ogni anno la Giornata Mondiale, da quando IDF e l’OMS decisero di istituirla un quarto di secolo fa (la prima si è celebrata nel 1991). Dal 2006, con l’approvazione della risoluzione 61/225, la giornata Mondiale del Diabete è diventata anche una giornata ufficiale delle Nazioni Unite (ONU).

 

da quotidianosanità.it