Glicemia nella norma rischi più lontani

L’automonitoraggio facilita il raggiungimento del controllo metabolico

Le metodiche di analisi domiciliare comunemente usate sono molto affidabili e hanno ridotto drasticamente la quantità di sangue necessaria a valutare i livelli di zuccheri.

Negli ultimi vent’anni la tecnologia ha messo a punto metodiche di analisi sempre più affidabili e maneggevoli da parte dei pazienti. La medicina basata sulle evidenze (ebm), di fatto, obbliga all’autovalutazione tutti i diabetici trattati con insulina e la consiglia a coloro che seguono la terapia con ipoglicemizzanti orali e/o comunque a chi non raggiunge i target glicemici definiti. La raccomandazione vale anche per le donne con diabete gestazionale.

Il controllo accurato e costante della glicemia è il fattore chiave per prevenire le complicanze del diabete. La comunità scientifica internazionale concorda sul fatto che il mantenimento di buoni livelli glicemici, ovvero 90-130 mg/dl a digiuno e un valore di emoglobina glicosilata (hbA1c) inferiore al 7 per cento, giovi alla salute in generale, contribuendo ad accrescere qualità e aspettative di vita.

LA RIVOLUZIONE
Ai diabetici, in particolare, tocca raggiungere e mantenere gli obiettivi. Per riuscirvi è necessario controllare la glicemia in più momenti della giornata, oltre che effettuare gli esami di routine ogni tre o quattro mesi. Fino a vent’anni fa il paziente era costretto a ripetuti e sfiancanti prelievi di sangue. Solo con l’avvento degli apparecchi per l’automisurazione domiciliare, cui basta analizzare una goccia di sangue capillare, prelevato con microscopiche e indolori punture, è stato possibile facilitare enormemente il monitoraggio da parte dei pazienti stessi. Le metodiche in uso attualmente, come accennato, hanno ridotto sia la quantità di sangue necessaria alla valutazione, sia i tempi di lettura del test. Sono inoltre assolutamente affidabili ed hanno il vantaggio di poter memorizzare e trasferire i dati anche sul Pc.

PAZIENTI RESPONSABILI
Da non sottovalutare il fatto che un tale sistema di controllo favorisce la responsabilizzazione del malato e l’adesione al miglior stile di vita. A tavola no. Ma chi deve controllare la propria glicemia? Quando e quante volte? La medicina basata sulle evidenze (ebm) di fatto, obbliga all’autocontrollo tutti i pazienti trattati con insulina e lo consiglia a coloro che seguono la terapia con ipoglicemizzanti orali e/o comunque a chi non raggiunge i target glicemici definiti. La raccomandazione vale anche per le donne che sviluppano il diabete gestazionale. In questo caso, la frequenza dei controlli si collega alla eventuale terapia con insulina. La tempistica, secondo letteratura, suggerisce l’automonitoraggio almeno 3-4 volte al giorno in pazienti sottoposti a terapia insulinica intensiva o cui sia impiantato un microinfusore di insulina.
Si passa ad almeno due volte al giorno nei pazienti che seguono una terapia mista e che non riescono a tenere a bada il tasso glicemico ideale. Un controllo settimanale, magari basato su più rilevazioni nell’arco di una sola giornata, è invece consigliato anche nei pazienti in equilibrio metabolico.

 

Tratto da Corriere della Sera Speciale