GLP-1 agonisti: non solo ipoglicemizzanti, ma anche antipertensivi
Nei pazienti con diabete di tipo 2, il trattamento con exenatide o liraglutide, agonisti del recettore GLP-1 (glucagon-like petide-1), riduce la pressione arteriosa sistolica e diastolica da 1 a 5 mmHg rispetto ad altri farmaci antidiabetici, compresi insulina, glimepiride e placebo. Lo dimostra una meta-analisi realizzata in Cina e pubblicata suDiabetes, Obesity and Metabolism.
Al di là del potere ipoglicemizzante – spiegano gli autori – gli agonisti recettoriali del GLP-1 (GLP-1 Ras) suscitano grande attenzione tra gli studiosi a causa dei loro effetti cardioprotettivi. Lo scopo dell’attuale studio era quello di valutare gli effetti antipertensivi di exenatide e liraglutide rispetto a quello di altri farmaci di frequente uso nel trattamento diabete di tipo 2 (insulina, sitagliptin, pioglitazone, rosiglitazone, glimepiride), basandosi su trial randomizzati controllati (RCT) completi dei dati sulle modificazioni pressorie rispetto al basale.
Allo scopo sono stati selezionati 16 RCT nei quali erano stati arruolati 3.443 pazienti nel gruppo trattamento (exenatide in 11 casi, liraglutide in 5), mentre 2.417 soggetti erano stati inclusi nel gruppo controllo. L’età media dei pazienti era 55 anni mentre la durata media del diabete era pari a 7,1 anni. Negli studi selezionati i valori sistodistolici alla baseline erano in media pari a 130/80 mmHg e tipicamente inferiori a 140/90 mmHg, mostrando come i soggetti non avessero ricevuto diagnosi di ipertensione ma che avrebbero potuto svilupparla in seguito.
Dalla meta-analisi è emerso che exenatide ha ridotto la pressione arteriosa sistolica rispetto sia al placebo che all’insulina glargine, con una differenza media di 5,24 mmHg (p<0,00001) e 3,46 mmHg (p<0,00001), rispettivamente. Allo stesso tempo, sempre nel gruppo trattato con exenatide, la pressione diastolica è apparsa ridotta di 5,91 mmHg (p<0,00001) rispetto al placebo, e di 0,99 mmHg (p<0,00001) rispetto a sitagliptin.
Variazioni pressorie sistoliche si sono registrate anche con liraglutide, con dosaggi pari a 1,2 mg/die oppure 1,8 mg/die. Nel sottogruppo trattato con 1,2 mg, la somministrazione di liraglutide ha ridotto la pressione arteriosa sistolica rispetto al placebo e al trattamento con glimepiride, con differenze medie di 5,60 mmHg (p<0,00001) e 2,38 mmHg (p=0,05), rispettivamente. Nel sottogruppo trattato con 1,8 mg di liraglutide, si è pure ottenuta una diminuzione della pressione arteriosa sistolica rispetto a placebo e a terapia con glimepiride, con differenze medie di 4,49 mmHg (p<0,00001) e 2,62 mmHg (p<0,00001).
I meccanismi coinvolti nella riduzione pressoria da parte di questi farmaci – spiegano gli autori dello studio – non sono chiari e possono coinvolgere complesse regolazioni. Tra le ipotesi più accreditate vi sono la diretta stimolazione dei recettori GLP-1 tramite trasduzione di segnale, l’attivazione dei recettori adrenergici, l’inibizione del sistema renina-angiotensina-aldosterone, l’aumento di escrezione di sodio nelle urine, l’attivazione di vie nervose che determina una ridotta attività simpatica, un aumentata produzione di insulina che provoca vasodilatazione.
“I GLP-1 Ras” concludono i ricercatori “possono rappresentare una terapia alternativa per i pazienti con diabete di tipo 2 e contribuire a fornire benefici extracardiovascolari”.
Wang B, et al. Blood Pressure-lowering Effects of GLP-1 Receptor Agonists Exenatide and Liraglutide: A Meta-analysis of Clinical Trials. Diabetes Obes Metab, 2013 Feb 22. [Epub ahead of print]
Arturo Zenorini