I diabetici europei sottovalutano la malattia
Il 75% dei diabetici europei sottovaluta la propria malattia, otto pazienti su dieci non riescono a controllarsi, anche se vorrebbero. Numeri allarmanti e preoccupanti anche perche’, come dice il presidente della Federazione Internazionale del Diabete (IDF), Tony O’Sullivan, “le conseguenze di un diabete non controllato sono devastanti per i pazienti”. I dati sono ricavati da uno studio condotto dall’IDF, denominata ‘Scegli il controllo’, condotta su 787 soggetti affetti da diabete di tipo II residenti in cinque Paesi (Francia, Germania, Italia, Spagna, Regno Unito) e commissionata dalla multinazionale farmaceutica ‘Lilly’. Lo studio, presentato nel corso di un incontro-lezione ad Erbusco (Bs), ha quindi rilevato che oltre tre quarti dei pazienti di tutta Europa ritiene erroneamente che la propria condizione, in realta’ scarsamente controllata, sia ben gestita, e quasi la meta’ crede di avere una forma “lieve” di diabete. Inoltre, l’80% degli intervistati vorrebbe avere il diabete sotto controllo, ma non riesce e segnala il controllo del peso come principale difficolta’. Molti pazienti temono l’insulina, considerata come l'”ultima spiaggia” nonostante i comprovati benefici sulla salute che potrebbe trarne. Quasi la meta’ dei pazienti in tutti i Paesi interessati dall’indagine, infatti, afferma di essere affetta da una forma “lieve” di diabete: nel Regno Unito tale proporzione corrisponde al 52%, in Francia al 48%, in Italia al 54%, in Spagna al 68%. Nettamente diversa la percezione in Germania, dove solo il 7% considera che la propria patologia sia di tipo lieve. Allo stesso tempo, gli italiani sono nettamente i piu’ preoccupati rispetto agli altri cittadini diabetici europei: la media complessiva e’ del 68% e varia da un minimo dei 61% dei pazienti tedeschi, sino ad arrivare, passando per il 67% degli spagnoli, al 76% degli italiani che si dichiarano “preoccupati” o addirittura “molto preoccupati”. Ma questo, ha avvertito Giuseppe Ferrandes, vicepresidente FAND (associazione italiana diabetici), non deve trarre in inganno: “le difficolta’ nel gestire il diabete ci sono dappertutto, ma in Italia meno che altrove”, grazie ad un approccio dei medici piu’ appropriato, ad un alto tasso di fiducia tra paziente e classe medica, e ad una legislazione in materia piu’ efficace, ha spiegato Ferrandes. Su quest’ultimo punto e’ intervenuto il professor Francesco Giorgino, ordinario di Endocrinologia e malattie del metabolismo dell’Universita’ di Bari: “sarebbe auspicabile che il modello italiano che ha funzionato, sia agevolato e incentivato”.
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AGI |