Il diabete nemico del cuore delle donne
Il diabete non si comporta da gentiluomo con il cuore delle donne. E’ noto da tempo che questa condizione rappresenti un robusto fattore di rischio per le malattie cardiovascolari, ma finora nessuno studio aveva dimostrato se questo rischio si declinasse in maniera diversa nei due sessi. Adesso, due studi di grande rilevanza condotti in Italia e in Cina e presentati a Stoccolma al congresso dell’EASD fugano per sempre questo dubbio. Il diabete è un fattore di rischio particolarmente aggressivo per il cuore delle donne, che colpisce senza riguardo, determinando un gap di genere che si traduce in un rischio maggiorato per le donne del 35-40% rispetto ai maschi.
Lo studio della Regione Toscana. Un importante studio italiano presentato al congresso dell’EASD a Stoccolma, dimostra che le donne con diabete hanno un rischio aumentato del 34% di fare un infarto, rispetto ai maschi con diabete. Lo studio, realizzato da Giuseppe Seghieri dell’Agenzia Regionale di Sanità della Toscana, ha esaminato in maniera retrospettiva, dal 2005 al 2012, una coorte di persone con diabete residente in questa regione, confrontando l’effetto dell’invecchiamento sul rischio di ricovero per infarto, ictus e scompenso cardiaco, tra i due sessi. I dati sono stati ricavati da tutti gli ospedali toscani nel periodo in esame (2005-2012), dal registro della popolazione generale toscana e da un database di registri pertinenti a tutte le persone con diabete residenti in Toscana.L’effetto del diabete è stato valutato in maniera separata per gli uomini e per le donne, in un periodo di osservazione di 8 anni. Sono stati presi in esame dati relativi a circa 3,2 milioni di abitanti, dai 16 anni in su (il 47% maschi). In questo periodo ci sono stati 24.604 ricoveri per infarto (16.251 nei maschi e 8.354 nelle femmine), 26.953 per ictus ischemico (14.848 nei maschi e 12.105 nelle femmine), 17.628 per scompenso cardiaco (8.403 nei maschi e 9.225 nelle femmine).
Dopo aver effettuato gli opportuni aggiustamenti per l’età, l’eccesso di rischio correlato al diabete è risultato nel complesso significativamente maggiore nelle donne che negli uomini ricoverati per infarto; in particolare, la condizione di diabete è risultata aumentare di 2,63 volte il rischio di infarto nelle donne e di 1,96 volte negli uomini, con uno scarto del 34% a sfavore delle donne. La differenza di rischio correlabile al diabete tra i due sessi è risultata invece molto più esigua per l’ictus ischemico e per lo scompenso cardiaco: la maggior differenza tra i due sessi è stata riscontrata nella decade 55-64 anni, quando la presenza di diabete aumenta il rischio di ictus di 4,14 volte nelle donne e di 3,05 volte nei maschi; il diabete aumenta invece il rischio di scompenso di 6,83 volte nelle donne e di 4,11 volte nei maschi.
Stratificando la popolazione per decadi di età, le donne con diabete ricoverate per infarto mostravano un eccesso di rischio nettamente superiore a quello dei maschi con diabete a tutte le età; la differenza più marcata tra i due sessi è stata riscontrata nella decade 45-54 anni, quando il rischio di infarto correlabile alla condizione diabetica è risultato superiore di 5,83 volte nelle donne e di 2,88 volte negli uomini.
“In questa coorte di popolazione toscana – commenta Seghieri – l’eccesso di rischio di eventi cardiovascolari correlato al diabete differisce in misura significativa tra i due sessi. Per quanto riguarda l’infarto, le donne con diabete appaiono più svantaggiate degli uomini, con una ‘finestra di rischio’ legato al genere che per le donne si apre in età perimenopausale (dai 45 anni in su). Per quanto riguarda ictus e scompenso cardiaco la ‘finestra di rischio’ si apre più tardivamente per le donne (dai 55 anni in avanti) e comunque con una differenza di rischio più limitata, rispetto alla controparte maschile.
Questi risultati dovrebbero quindi portare a focalizzare la prevenzione degli eventi cardiovascolari in manieragender-oriented e temporizzata sulle decadi a maggior rischio nelle persone con diabete”.
Il rischio di infarto è diverso da quello di ictus e di scompenso. Tanto l’ictus, che lo scompenso cardiaco colpiscono ad un’età più avanzata, rispetto all’infarto, quando il rischio associato al diabete diventa sempre meno significativo. Anche per questo, la differenza di genere relativa all’eccesso di rischio conferito dal diabete tende ad essere meno rilevante nel caso di ictus e scompenso. Inoltre il carico totale di ictus e/o scompenso cardiaco si va a costruire con altri elementi, quali fibrillazione atriale, ipertensione, consumo di sale con la dieta, che contribuiscono tutti a ‘sminuire’ importanza del diabete come fattore di rischio.
Lo studio, presentato come poster (265) all’EASD, sarà oggetto di prossima pubblicazione su Journal of Diabetes and its Complications.
La metanalisi di Nanchino. I risultati dello studio made Italy, che attribuiscono al diabete un maggior peso come fattore di rischio per eventi cardiovascolari nelle donne, rispetto agli uomini, sono confermati anche un altro mega-studio cinese della Southeast University di Nanchino, presentato all’EASD.
Una metanalisi su 19 studi, relativi a 11 milioni di pazienti, ha dimostrato che le donne con diabete hanno un rischio aumentato del 40% di andare incontro a sindromi coronariche acute (infarto e angina), rispetto ai maschi con diabete. Gli studi considerati erano di tipo caso-controllo (9) o di coorte (10) e sono stati condotti in Nord America (5), Europa (7), Asia (6). Il rischio relativo aggiustato massimo per sindrome coronarica acuta, conferito dalla presenza di diabete è risultato di 2.46 per le donne e di 1.68 per gli uomini. le donne con diabete presentavano dunque un rischio decisamente maggiore della controparte maschile di presentare un evento coronarico acuto (+ 38% di rischio rispetto agli uomini).
“Le donne con diabete – commentano gli autori – presentano un rischio di sindromi coronariche acute del 40% maggiore rispetto agli uomini affetti dalla stessa condizione. E’ necessario dunque evitare qualunque pregiudizio legato al sesso nelle malattie cardiovascolari e fare tutti i passi necessari per fare diagnosi precoce e controllare tutti i fattori di rischio al fine di garantire i trattamenti più idonei e i migliori esiti possibili alle pazienti di sesso femminile”.
di Maria Rita Montebelli