Il mio mare ha l’acqua dolce
E così, dopo tanti, tanti anni, ho finalmente conosciuto Monica.
Se non sbaglio ci siamo incontrate nella ML di Progetto Diabete, poi era anche nella mia prima ML… ricordo di averla avuta ospite in una chat, subito dopo la sua prima, mitica, impresa: la traversata dello stretto di Messina.
Chi mi conosce da tanto sa che non ho mai sopportato chi definisce il diabete un’opportunità (proprio non ce la vedo!).
Non ho mai sopportato chi dice che raggiunge certi risultati “perchè ha il diabete”, perchè i diabetici “hanno una marcia in più”: mi sembrano tutte fesserie per autoconvincersi.
Penso a quei genitori di figli diabetici che a volte lo dicono… e penso anche ai fratelli di chi è diabetico: loro forse hanno “una marcia in meno”?
Non ho mai considerato una persona con diabete una macchina, una persona “speciale”, “diversa” (nel bene e nel male): credo piuttosto che chi ha bisogno di stilare classifiche abbia problemi di autostima, e debba convincere prima sè stesso (e poi gli altri!).
Ho sempre visto questo “autoincensarsi” un ghettizzarsi al contrario.
Riaffermare un’identità che forse sentono minacciata…ma dalle proprie paure, non dagli altri.
Per me una persona “con diabete” è come una persona “con i capelli biondi/neri/castani”; è una persona che è diventata o diventerà medico, avvocato, lattaio, calciatore … e che ci sarebbe diventato comunque: perchè non è il diabete che “fa” la persona, ma le sue qualità, le sue inclinazioni.
Quando leggo certi genitori (giustamente orgogliosi) che dicono che i propri figli “si sono laureati, lavorano, vivono da soli” rabbrividisco! Ma perchè??? Non avrebbero dovuto farlo? Avevano dubbi?
Allora mi viene da pensare che non sono gli “altri” che considerano il diabete un ostacolo, un handicap… ma quelli che si “stupiscono” dei risultati ottenuti!
All’interno di questo discorso si inseriscono gli “atleti diabetici”, categoria da me sempre guardata con diffidenza perchè proprio non posso sentire che uno scala gli 8000 perchè è diabetico! Non posso proprio sentire che raggiunge certi traguardi “perchè ha la marcia in più”.
Ecco, Monica, ha sempre incarnato per me la persona diabetica “normale”, nel senso di quella che in modo realistico vede il diabete per quello che è (una gran seccatura!); che ti dice quanto sia stato e sia difficile conviverci, ti racconta anche i suoi guai, ma che visto che non si può eliminare… ci devi scendere a patti!
Ma senza farsi scoraggiare, perchè non servirebbe: perchè la vita è bella e merita di essere vissuta, comunque!
Questo si legge in terza di copertina del suo libro, “Il mio mare ha l’acqua dolce”:
Monica Priore (Mesagne, 1976) è affetta da diabete di tipo 1. Nonostante questo, pratica abitualmente il nuoto sulle lunghe distanze.
Ecco, NONOSTANTE, non PERCHE’ o GRAZIE a…
Grazie Monica per la tua testimonianza! Grazie per il tuo impegno!
E grazie per la dedica: il tuo libro ora campeggia sulla mia scrivania insieme a quello di Lu, di Deb Butterfield e di Ignazio Marino.
“Inutile ignorare la malattia. Bisogna imparare a conviverci”
Monica Priore
di Daniela D’Onofrio