Il MURO e la PORTA chiusa
Sassari nel suo territorio con 250.000 abitanti, ha prodotto nel 2012 più di 35 nuovi casi di diabete in età pediatrica e nell’adulto più di una diagnosi nuova al giorno….. più di 400 l’anno. In Sardegna numeri sono da brivido.
La mia GMD inizia da queste persone poco curate, sicuramente abbandonate.
Un muro può essere attraversato normalmente tramite la porta però, domenica 11 novembre, per la Giornata Mondiale del Diabete, ho scelto di parlare al muro con la porta chiusa, della Direzione Generale dell’ASL1 di Sassari.
Nelle 3 ore di dialogo attivo con il muro e la porta chiusa, ho effettuato 180 ripetuti di un minuto. Ho cioè fatto prevenzione delle complicanze facendo sport: camminando 90 volte in leggera salita e altre 90 volte in discesa.
Chi legge intuisce subito che sia il muro che la porta chiusa non mi hanno dato nessuna risposta alle, molte e urgenti, domande che ho rivolto riguardanti la malattia del diabete.
Ho ricevuto l’identica assente risposta dai nominati dell’incongrua politica che occupano le poltrone per: dare risposte, programmare azioni serie e convincenti per la prevenzione, organizzare territorio e servizi per la cura e l’autogestione della malattia diabetica.
Altre regioni italiane, con numeri assoluti di casi di diabete molto più elevati e quindi per questo presumibilmente più difficili da gestire, e con territori meglio serviti di trasporti pubblici di quelli sardi, scelgono di organizzarsi sul territorio per evitare dispendio di tempo e denaro alle persone che hanno il diabete. Non solo. Accanto alla distribuzione di presidi nelle farmacie del territorio organizzano l’accoglienza del cliente con diabete intesa nel senso di educazione all’ascolto delle sue diverse esigenze, compresa la consegna a domicilio dei presidi se fosse necessario. L’intento: “sarà particolarmente utile per malati cronici, anziani ma anche per persone occasionalmente impossibilitate a recarsi in farmacia”.
Un recente studio OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) evidenzia come Islanda, Svizzera, Italia, Finlandia e Corea hanno visto un incremento del numero dei ricoveri collegati alla cattiva gestione della patologia, nel biennio 2008/2009 rispetto allo stesso dato del 2006/2007. Norvegia e Stati Uniti hanno avuto numeri simili. Altre virtuose nazioni hanno ottenuto miglioramenti nella cura delle persone diabetiche: Canada, Portogallo, Svezia, Danimarca, Irlanda, Germania e Austria.
Ricordiamo che ogni giorno di ricovero per un paziente diabetico con complicanze costa almeno 3.000,00 Euro
E’ comunque vero che “In ogni caso troppi pazienti che vivono negli Stati che fanno parte dell’Ocse ad oggi non ricevono il corretto trattamento finché non subentrano complicazioni…per questo i Governi dovrebbero riflettere su come migliorare l’assistenza a persone che convivono con il diabete, in particolare se sono uomini “.
Il numero più alto di uomini, 188, rispetto alle donne, 143, per 100.000 pazienti, è una spia che evidenzia come la corretta gestione evita le complicanze. E’ noto, spiegano dall’OCSE, la peggiore attenzione alla propria salute e all’utilizzo del SSN da parte degli uomini.
Per avere grandi risultati in termini di maggiore salute e conseguente minore spesa basta fare pochissimo: perdere un po’ di peso, migliorare il proprio stile alimentare, fare un poco di movimento ogni giorno. Poche azioni permettono di gestire meglio il livello di glucosio nel sangue ed evita sofferenze ed inutili spese per la gestione di complicazioni tipiche del diabete mal gestito.
Inoltre sappiamo da anni che almeno il 60% di casi di diabete di tipo 2 possono essere prevenuti con efficacia. Questo permetterebbe di avere risorse per quei casi per i quali non si può evitare il manifestarsi della patologia. Permetterebbe di avere a disposizione risorse per le cure con presidi e farmaci nuovi e più efficaci. Infatti anche l’ONU, 16 settembre 2011, approva la mozione per prevenzione e controllo delle Malattie non trasmissibili, evidenzia fra queste: cancro, diabete, malattie cardiovascolari e respiratorie. Per queste nel 2010 si è stimata una spesa di 5 trilioni di dollari (5.000.000.000.000.000.000 $). In assenza di misure idonee alla prevenzione e al controllo di queste patologie, fra soli 20 anni, nel 2030, diventerà 10 volte di più e si arriverà a 47 trilioni. Significherà non poter curare più nessuno! L’ONU suggerisce anche cosa fare e chi lo deve fare, ricalcando quanto già ampiamente detto negli anni precedenti: “I governi devono adottare approcci che vanno oltre il solo settore della salute” e anticipare l’attuazione della strategia globale su dieta, attività fisica e salute, in tutta la popolazione e nella vita quotidiana
La Sardegna cosa fa?
Pensa di fare ancora una volta lo screening del diabete per stabilire quante persone hanno o potranno avere il diabete. Siamo una regione forte in matematica evidentemente. Abbiamo contato e ricontato le persone, anche i bambini con il progetto OKKIO, con diabete o predisposizione. Strano per una regione che non ha il registro regionale del diabete e che quindi non può realmente fare programmazione, prevenzione e cura.
L’unico progetto iniziato sulla dirittura d’arrivo della fine del prezioso (nel senso che costa molto) triennio 2010-2012 del piano regionale di prevenzione della Regione Sardegna, è la costosissima divulgazione degli stampati del “QUESTIONARIO Tuomilehto, Standard di Cura Italiani 2010”. Oltre ad altre problematiche, il questionario viene spacciato come screening mentre invece si risolve in una semplice e pura raccolta anamnestica. Forse in una autodiagnosi. Una raccolta pura di dati, nessuna visita, nessun colloquio. Inoltre nessuno sa chi esaminerà i dati, quali sono le strutture capaci di accogliere poi i nuovi casi con efficacia ed efficienza.
Il questionario è necessario? Se proprio era necessario, si poteva fare on-line con grande risparmio di denaro pubblico? Si poteva sperare quindi di avere subito un dato sul quale agire poi? Si poteva forse sperare di avere risorse economiche adeguate almeno per la cura delle persone che il diabete già lo vivono?
Ho scritto queste parole sul muro dell’indifferenza.
Il muro di pietra e la porta chiusa hanno accolto in silenzio le mie parole e le mie domande sono ancora senza risposta. Questa volta almeno so perchè…
Cordiali saluti
Michele Calvisi
Sassari, 19 novembre 2012
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