Il primino va a scuola
l bambino può essere impaurito, ma anche i genitori possono essere turbati da questo ambiamento. Il ruolo della mamma e della maestra è fondamentale.
Trascorsa la fase dell’esordio del diabete, superati gli ostacoli che rendevano difficile l’adattamento alla terapia e ai controlli, ora il bambino sta per entrare in una nuova dimensione, quella scolastica, dove imparerà tante cose come ogni individuo molto impegnato. Questo lo affascina e nello stesso tempo lo intimorisce. Il bambino può essere impaurito da questo cambiamento: nella cartella ha i pokémon preferiti, cos’altro può portare con sé per sentirsi sicuro? Il primo giorno di scuola è per tutti un momento traumatico, in quanto rappresenta l’ ingresso in un mondo e in un habitat ancora sconosciuto, che nella fantasia di ogni “primino” può assumere una tonalità minacciosa.
Il primo contatto con questo mondo può essere determinante nell’orientare in senso positivo o negativo il suo futuro atteggiamento verso la scuola. Il distacco dai genitori, la perdita parziale della funzione protettiva che essi hanno avuto sino a quel giorno sulla sua salute, non conoscendo ancora le nuove figure adulte, possono essere per lui difficili ed ardui.
La vicinanza con i coetanei, la nuova atmosfera che li accomuna, può aiutare il bambino con il diabete ed ambientarsi, a familiarizzare anche con quelle ignote, strane figure che sono le maestre. Anche i familiari possono essere turbati dal cambiamento. Possono verificarsi diverse reazioni emotive per la loro separazione dal figlio e per la loro insicurezza rispetto alla sua capacità di affrontare l’impegno e le difficoltà del nuovo ambiente. Nella fase di collegamento tra il mondo dell’asilo e quello della scuola elementare, la mamma può pensare che, quando il suo bambino era più piccolo, il rapporto con le educatrici e gli altri genitori la faceva sentire come in una grande famiglia e si sentiva tranquilla, mentre ora che il figlio è diventato “grande”, lei dovrà ricominciare tutto da capo. Riguardo ai possibili atteggiamenti che i nuovi operatori scolastici possono assumere con il figlio che ha avuto un esordio di diabete il timore della madre è spesso elevato: facilmente si chiede se la maestra sarà indotta a percepire il bambino come “diverso” per il diabete e mostra un’ambivalenza rispetto al desiderio di vedere il bambino trattato come un “soggetto speciale” e nello stesso tempo come bambino uguale agli altri.
Si domanda se tutte le nuove figure che il figlio incontrerà a scuola saranno veramente disponibili ad occuparsi di lui o delle sue esigenze di salute. Tutto ciò che è legato alla sua alimentazione può essere un problema per la famiglia: gli operatori della mensa dovranno tenere conto delle esigenze di un bambino che ha il diabete anche se di fatto il suo menu sarà uguale a quello degli altri. La mamma spesso non sa decidere fino a che punto sia il caso di insistere con le ammonizioni e i suggerimenti; sente l’esigenza di sostituire il suo usuale atteggiamento protettivo di quando il figlio era più a portata di mano, con un “controllo a distanza” che agisca anche sugli operatori scolastici. Per la sua ansia, può essere portata ad intimorire il bambino, ingigantendo eventuali e possibili rischi, alludendo a malesseri come se ad ogni angolo egli potesse trovare gravi pericoli, o un simbolico “lupo mannaro”. È importante che lei riesca a controllare la sua ansia, fornendo al figlio la sicurezza necessaria, trasmettendo rimedi e aspetti realistici e non necessariamente pericolosi della sua situazione. Sarebbe ideale che ambedue i genitori riescano ad attivarsi per trovare più occasioni di dialogo con il bambino, facendogli esprimere incertezze e dubbi sul diabete e le glicemie e discutendo con lui le eventuali soluzioni ai problemi che si possono presentare.
È compito della maestra creare un rapporto produttivo ed affettivo con questo particolare allievo, capire i suoi momenti di disagio e di malessere, cercando di accogliere la sua insicurezza rispetto a trovarsi in un ambiente nuovo, tra volti mai visti in precedenza, a giochi per imparare che non aveva mai fatto, soprattutto in presenza di misteriosi ritmi per l’impegno e il divertimento. Sicuramente sarà in possesso del foglio stampato dell’Associazione per l’aiuto ai giovani diabetici con le indicazioni per ogni evenienza. Per ogni genitore può essere utile conoscere l’esperienza di altri che come loro si trovano in situazioni analoghe di incertezza e preoccupazione.
A questo scopo in ospedale si propone da alcuni anni a questi genitori una formazione realizzata tramite la discussione in piccolo gruppo. Nel corso di una serie di incontri i partecipanti sono stimolati ad affrontare e condividere con gli altri le emozioni e le diverse modalità di approccio rispetto alla situazione del figlio con il diabete e a discutere anche la possibilità di trovare prospettive più soddisfacenti sia per i bambini, sia per loro stessi.
Maria Iole Colombini
Psicologa Centro di Endocrinologia infantile e dell’adolescenza
Istituto H.S. Raffaele – Milano