Il trapianto di isole di Langerhans in 10 punti
Il trapianto di isole di Langerhans in 10 punti, ovvero tutto quello che una persona con diabete di tipo 1 o un suo familiare dovrebbe sapere (o almeno il minimo sindacale):
1. Il trapianto di isole si fa in Italia dal 1990 al San Raffaele di Milano, nel mondo dall’88-89. È una terapia del diabete di tipo 1.
2. Oggi il trapianto di isole è una pratica clinica consolidata, normale, di routine a Milano (San Raffaele e Niguarda) e in moltissimi posti del mondo. Come un qualsiasi trapianto di organo solido. In Italia è stato praticato anche a Pisa e a Palermo. Recentemente è stato inaugurato anche un centro a Padova che lo praticherà.
3. La tecnica usata attualmente (infusione di isole nel fegato attraverso la vena porta) è possibile grazie alla camera di Ricordi (ideata dal ricercatore italiano Camillo Ricordi), che serve per ‘digerire’ un pancreas e farne uscire le isole da trapiantare. Il metodo è stato raffinato e migliorato con vari protocolli da parte di tanti ricercatori negli ultimi trent’anni.
4. Per fare un trapianto di isole sono necessari diversi pancreas da donatore morto (non si può levare un pancreas a un vivo perchè la vita senza pancreas è difficilissima, il pancreas non è come il rene, che invece si può donare da vivi). I tre centri attivi in Italia fanno tutti riferimento allo stesso distretto, quindi divideranno su tre centri gli organi disponibili, che sono sempre gli stessi, cioè non aumentano all’apertura di un nuovo centro.
5. La tecnica del trapianto di isole permette con un intervento meno invasivo del trapianto di pancreas di restare senza insulina iniettata, ma i risultati sono peggiori mediamente rispetto al trapianto di pancreas intero perchè c’è spesso un ritorno all’insulina, anche solo basale. Sovente le infusioni di isole vengono ripetute per permettere di rimanere più a lungo senza insulina. Molti trapiantati di isole hanno comunque il micro con insulina per la basale dopo qualche tempo. Alcuni sono senza insulina da più di dieci anni.
6. Dopo il trapianto di isole pancreatiche (come dopo il trapianto di pancreas) si fa la terapia con immunosoppressori per tutta la vita o almeno finché le isole non vengono rigettate o non funzionano più.
7. Proprio per questo il trapianto di isole si fa solo in casi specifici e limitati: maggiorenni che non sentano le ipoglicemie gravi o maggiorenni con inizio di complicanze che il trapianto potrebbe bloccare. Le regole per accedere al trapianto di isole classico sono uguali in tutta Italia.
8.La necessità di prendere immunosoppressori e la mancanza di pancreas da cadavere determina il fatto che il trapianto di isole sia una ipotesi terapeutica limitata a pochi diabetici di tipo 1
9. Cosa ha fatto la ricerca negli ultimi 30 anni?
– ha migliorato la tecnica dell’infusione di isole nel fegato
– ha tentato la strada di altri luoghi in cui infonderle (omento, muscoli, etc)
– ha migliorato i protocolli post infusione
– ha cercato fonti diverse per le isole, ovvero le staminali, in modo che non ci fossero problemi di approvvigionamento e che si potessero programmare le staminali producenti insulina per eliminare l’immunosoppressione (in Italia è un filone di ricerca presente al San Raffaele, parte di un consorzio internazionale che sta trapiantando le staminali producenti insulina – sono molti i paesi nel mondo che partecipano) – ha sviluppato micro capsule di molti tipi diversi per proteggere le isole trapiantate (da cadavere o da staminali riprogrammate) ed evitare le terapie immunosoppressive (trial presenti nel mondo sono svariati con tanti tipi di capsule, molto promettenti le Viacyte – in Italia hanno trial con incapsulamenti sia il San Raffaele che Niguarda da circa 2/3anni, recentemente Padova ha annunciato che lo ha allo studio)
10. Quali sono i problemi attuali o i prossimi passi nel trapianto di isole?
A. Nel trapianto classico di isole con immunosoppressione manca un DRG che lo copra totalmente. Si tratta di clinica e non di ricerca e quindi dovrebbe essere rimborsato da SSN come un qualsiasi trapianto e non dovrebbero essere usati i soldi destinati alla ricerca come invece ancora avviene. Peraltro le linee guida ADA e presto anche quelle italiane inseriscono il trapianto di isole tra le terapie per il diabete di titolo 1 (terapie, non cura definitiva come abbiamo visto su)
B. Nel trapianto con staminali: i primi trapianti con staminali producenti insulina sono riusciti, ovvero le persone usano poca o nessuna insulina, fanno comunque l’immunosoppressione. I prossimi passi saranno essere certi della mancanza di effetti collaterali delle staminali e la produzione di staminali che evitino l’immunosoppressione, per i risultati dobbiamo aspettare alcuni anni
C. Nel trapianto con incapsulamenti: la stragrande maggioranza dei tentativi fatti negli ultimi dieci anni sono falliti, ma alcuni stanno dando i primi segni di funzionamento
Inoltre quello che si è compreso è che con staminali e incapsulamenti è necessario fare parte di gruppi di ricerca internazionali ed estesi per avere risultati, perché non è semplice metter su linee di produzione di staminali o simili o creare incapsulamenti che abbiano successo.
di Francesca Ulivi, giornalista.