Il trapianto di pancreas HSR
Esistono situazioni in cui un trapianto d’organo è l’unica soluzione per risolvere una disfunzione seria e invalidante. Il trapianto di rene, per esempio, rappresenta l’unica alternativa alla dialisi per i pazienti affetti da insufficienza renale in trattamento dialitico sostitutivo. Il trapianto di pancreas, invece, rappresenta una modalità ottimale di trattamento del Diabete mellito insulino dipendente: consente di ripristinare un sistema di secrezione dell’insulina che si autoregola in base alle concentrazioni ematiche del glucosio (alla quantità di zucchero nel sangue) e risolve completamente il problema. Importanti sono anche i risultati ottenuti dagli studi relativi agli effetti del trapianto di pancreas sulle complicanze del diabete. Dopo il trapianto: la neuropatia migliora, l’ipertensione è meno grave, la nefropatia diabetica regredisce (o viene evitata) e la retinopatia si stabilizza. Sino ad oggi, nel mondo, sono stati eseguiti più di 10.000 trapianti di pancreas con risultati paragonabili tra i diversi centri. In genere, l’82% dei pazienti sottoposti a trapianto di pancreas e il 90% dei pazienti sottoposti a trapianto di rene sopravvive almeno un anno. Bilancio Pre-Trapianto Per valutare se un paziente possa o meno essere inserito in lista di trapianto è necessario eseguire il “Bilancio Pre-Trapianto”. Si tratta di una serie di esami ematochimici e strumentali volti a definire se esistano controindicazioni al trapianto o, comunque, a quantificare gli eventuali rischi che il paziente potrebbe correre a causa dell’intervento chirurgico e della successiva terapia immunosoppressiva. I criteri d’esclusione dal programma di trapianto di rene e pancreas o del solo rene sono: Si tratta di condizioni che potrebbero peggiorare bruscamente dopo il trapianto, mettendo in serio pericolo la vita del paziente. Quindi, se si riscontra una di queste situazioni, il trapianto non viene eseguito. Esami del Bilancio Pre-TrapiantoEsami ematochimici e urinari, test: Tipizzazione HLA: Esami strumentali generali: In caso di riscontro di calcoli alla colecisti, potrebbe essere necessario rimuovere chirurgicamente la cistifellea (colecistectomia) prima del trapianto d’organo. L’insorgenza di un’infiammazione della colecisti, detta colecistite, che potrebbe verificarsi subito dopo il trapianto, rappresenta infatti una seria complicanza. In caso di rene policistico, può essere necessario approfondire gli accertamenti mediante una Tac dell’addome. Valutazione dell’apparato cardiovascolare: Studio della neuropatia diabetica (solo nei pazienti affetti da diabete): Valutazione urologica: Studio strutture ossee: Altri esami, potranno essere individuati per ciascun paziente in funzione di eventuali problemi specifici. Gli accertamenti segnalati potranno essere eseguiti in parte o in toto presso un proprio centro di fiducia o presso il nostro istituto. Il tempo necessario al completamento di un bilancio pre-trapianto dipende dalla complessità clinica del singolo paziente e dalla rapidità dell’esecuzione degli accertamenti.
L’assegnazione degli organi L’assegnazione degli organi avviene in base alle caratteristiche del gruppo sanguigno (A, B, O) e del sistema maggiore di istocompatibilità (HLA). IL TEMPO D’ATTESA IN LISTA NON È PREVEDIBILE E DIPENDE SOLO DALLA DISPONIBILITÀ DI ORGANI COMPATIBILI PER IL GRUPPO SANGUIGNO E L’HLA DEL PAZIENTE. Il centro di riferimento, a cui il nostro istituto è affiliato, che coordina il reperimento degli organi e la loro successiva assegnazione, è il Nord Italia Transplant (NITp) dell’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. Il periodo d’attesa può essere maggiore se nel sangue vengono individuati anticorpi linfocitotossici perché, in questo caso, è più difficile trovare organi compatibili. Questi anticorpi si possono formare in chi ha ricevuto trasfusioni, nelle donne dopo la gravidanza o in pazienti che hanno già ricevuto un trapianto in precedenza. Una volta identificati gli organi e le persone che dovranno riceverli, i cosiddetti “riceventi”, si esegue un ultimo test che si chiama Cross Match. Questo test permette di identificare, prima dell’intervento, la presenza nel ricevente di eventuali anticorpi contro gli organi da trapiantare. UN CROSS MATCH POSITIVO INDICA LA PRESENZA DI TALI ANTICORPI E QUINDI UN RISCHIO ELEVATISSIMO DI RIGETTO: IL TRAPIANTO NON SI PUÒ FARE. Ogni 3 mesi, durante tutto il periodo di attesa per il trapianto, è necessario inviare al NITp un campione di sangue che verrà utilizzato per valutare il tasso anticorpale, corrispondente alla quantità di anticorpi presenti nel sangue, ed eseguire il Cross Match ogni volta che si presenterà l’opportunità di un donatore compatibile. La convocazione per il trapianto Nel momento in cui sono disponibili organi compatibili, il paziente viene convocato presso il nostro istituto. LA CONVOCAZIONE HA CARATTERE D’URGENZA E IL PAZIENTE DEVE PRESENTARSI IN OSPEDALE ENTRO POCHE ORE. È necessario che il paziente possa essere reperibile telefonicamente in qualsiasi momento. Deve, pertanto, segnalare al nostro centro tutti i numeri telefonici utili per contattarlo. Una volta in lista attiva, è anche possibile iscriversi nelle liste delle persone che necessitano di trasporto urgente per ragioni sanitarie. L’iscrizione si effettua presso le prefetture o la protezione civile. LA CONVOCAZIONE NON IMPLICA NECESSARIAMENTE IL TRAPIANTO IMMEDIATO. Infatti, tutto si gioca in tempi estremamente brevi e può capitare che il paziente individuato come probabile ricevente venga convocato prima che si conosca l’esito di alcuni accertamenti decisivi, come il Cross-Match, o della preparazione degli organi. Quando il paziente arriva al San Raffaele, parte la fase di “preparazione” all’intervento che consiste nell’eseguire alcuni esami del sangue pre-intervento, un elettrocardiogramma ed una radiografia del torace. Successivamente, il medico posiziona un catetere venoso a livello della vena succlavia, situata nella parte anteriore della spalla, che servirà come via per l’infusione rapida di liquidi e farmaci durante l’intervento e nei giorni successivi al trapianto. In caso di trapianto delle Isole del Langerhans la preparazione è sostanzialmente simile, ad eccezione della dialisi. La terapia immunosoppressiva Il maggior ostacolo al successo di un trapianto è il fenomeno del rigetto. La sospensione della terapia immunosoppressiva, anche a distanza di anni dall’intervento, può determinare una riattivazione del sistema immunitario che “ricorda” la presenza dell’organo “intruso” e si arma per eliminarlo. Attualmente, esistono numerosi farmaci antirigetto che possono essere variabilmente associati fra loro allo scopo di ridurre eventuali effetti collaterali, personalizzando il più possibile il trattamento. I farmaci anti-rigetto ATG (siero anti linfociti T) Prednisone Ciclosporina Tacrolimus-FK 506 Micomofetilfenolato Azatioprina Il rischio oncologico Un aspetto importante da ricordare è quello relativo ai tumori. Per monitorare nel tempo l’eventuale insorgenza di tumori e consentirne una diagnosi ed una terapia precoce, il paziente dovrà sottoporsi ogni anno ad una serie di esami specifici. Il post trapianto Dopo l’intervento di trapianto, il paziente viene ricoverato in un ambiente “protetto” dove il personale sanitario ed i familiari potranno accedere solo con la mascherina e i sovrascarpe. Le complicanze possono essere: • di natura chirurgica: infezioni della ferita, emorragie, formazioni di raccolte di siero o linfa nelle sedi di trapianto, fistole pancreatiche, fistole urinarie, cistiti emorragiche in caso di derivazione vescicale del pancreas, subocclusioni od occlusioni intestinali in caso di derivazione enterica. Tra le complicanze più severe dobbiamo ricordare la trombosi a carico del pancreas trapiantato. Quando questa evenienza si verifica, generalmente i primi giorni dopo l’intervento, è necessario “espiantare” l’organo appena trasferito, sottoponendo il paziente ad un nuovo intervento chirurgico in anestesia generale; Per questo motivo, nei primi sei mesi dopo trapianto, il paziente deve assumere farmaci che lo proteggano da virus, batteri e funghi (miceti). Un’infezione frequente nell’immediato post-operatorio è l’infezione da citomegalovirus, che può manifestarsi con febbre, riduzione dei globuli bianchi, disturbi gastroenterici e visivi, alterazione della funzione epatica e renale. Quando si rileva un’infezione da citomegalovirus, di solito, si avvia una terapia antivirale (ganciclovir) che dovrà essere seguita per 14 giorni. Un altro evento piuttosto frequente è l’infezione delle vie urinarie, che si può manifestare con bruciori durante la minzione, la necessità di urinare frequentemente, presenza di urine scure, torbide e/o maleodoranti. Quando si manifestano sintomi di questo tipo, è necessario eseguire un’urinocoltura con antibiogramma, allo scopo di identificare il germe responsabile dell’infezione e l’antibiotico più adatto per eliminarlo. Come si manifesta il rigetto Il segno più tipico, in caso di trapianto di rene, è un aumento della creatinina plasmatica. Altri segni che possono verificarsi sono la comparsa di febbre, il rene può diventare grosso e dolente, si possono formare edemi alle gambe, si può ridurre la diuresi. La diagnosi di rigetto viene confermata mediante l’esecuzione di un agoaspirato (prelievo ad ago sottile) o di una biopsia renale. In entrambi i casi, si esegue un prelievo di materiale dal rene trapiantato in anestesia locale. L’analisi del materiale ottenuto permette di confermare o meno la diagnosi di rigetto. La biopsia renale può essere eseguita anche in caso di sospetta tossicità da farmaci, di infezioni o di altre patologie che possano alterare la funzione del rene. Entrambe le procedure comportano qualche rischio. Il rigetto del pancreas o delle isole del Langerhans si manifesta, invece, con un aumento della glicemia che prova una sete intensa e l’aumento della diuresi. Qualora si manifesti qualcuno dei segni che abbiamo sopra elencato il paziente dovrà contattare il centro trapianti: un tempestivo intervento può far regredire un rigetto, che se non trattato può portare alla perdita dell’organo. I controlli periodici Una volta dimesso il paziente dovrà sottoporsi a controlli periodici: Il regime alimentare e lo stile di vita Il medico del Centro Trapianti stabilirà il regime alimentare. È necessario contenere anche l’assunzione di sale con la dieta, sostituendo eventualmente il tradizionale sale da cucina con le varianti iposodiche. Per quanto concerne i liquidi non vi sono limiti all’assunzione di acqua.
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a cura dell’ Istituto Scientifico Universitario San Raffaele, Milano http://www.fondazionesanraffaele.it/JumpCh.asp?idLang=IT&idUser=0&idChannel=1267
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