In campo… dopo 10 anni!
Ieri mio fratello ha indossato nuovamente una maglia da calcio ed è entrato in campo dopo 10 anni (era il 98 quando gli vennero diagnosticate le complicanze che l’avrebbero portato al trapianto).
Lui che per tanti anni era vissuto di sport, che aveva visto interrompere il suo “sogno” a causa del diabete a 19 anni, ieri ha finalmente calzato nuovamente le scarpe con i tacchetti (era un’occasione particolare).
È riuscito a slogarsi una caviglia e a sbagliare un rigore, ma l’emozione per averlo rivisto in campo… non ve la posso descrivere.
Così come non posso descrivervi la sua.
Tornava in campo con i suoi compagni di allora tutti ormai sui 45 anni. Era titubante, timoroso, temeva il “confronto”…
Tutti, nei giorni scorsi, mi ricordavano la sua disinvoltura, all’epoca, nell’esibire siringhe ed insulina, a tirar fuori la scatoletta “magica”, a dire “che si poteva fare, il diabete non era granché, lui poteva controllarlo”… e tutti convinti che “bastasse” un po’ di insulina…
Poi però non l’avevano più visto giocare.
L’avevano saputo malato, l’avevano “festeggiato” rinato.
Ma in campo no, non era più entrato.
Ieri quando è entrato in quegli spogliatoi, in cui si era cambiato tante volte, che erano stati la sua seconda casa dai 15 ai 35 anni… si è guardato attorno e ha detto: “Oh gente, io ho 2 organi in più e un po’ di pancia ci sta… ma la vostra è tutta ciccia!”.
Anche questo è un modo per “testimoniare” il trapianto.
Daniela D’Onofrio
22 giugno 2008