In diabete tipo 2 occhio a fluttuazioni glicemiche
Per il paziente diabetico gestire efficacemente la sua patologia significava sino ad oggi ridurre i livelli di glicemia. Ma negli ultimi anni la ricerca ha messo a fuoco un nuovo parametro, che si concentra sulle fluttuazioni glicemiche, con un’attenzione particolare al suo andamento ‘a picchi e valli’.
Nel paziente diabetico, infatti, la quantità di glucosio nel sangue varia nell’arco dell’intera giornata e da un giorno all’altro. Così organi e tessuti sono sottoposti ad un eccesso di glucosio circolante (iperglicemia) o ad una carenza dello stesso (ipoglicemia). “L’ottimizzazione del compenso glicemico è uno degli obiettivi più difficili da raggiungere nel percorso di cura del diabete”, ricorda in una nota Antonio Ceriello, direttore del Dipartimento di ricerca su ‘Diabete e Malattie cardiovascolari’ all’Institut d’Investigacions Biomèdiques August Pi i Sunyer di Barcellona.
“In letteratura svariati dati dimostrano che per raggiungere questo risultato è importante controllare la glicemia e le sue oscillazioni giornaliere, affinché si possa prevenire l’insorgenza di complicanze, che rappresentano oggi il pericolo maggiore per il paziente diabetico – prosegue Ceriello –
Le complicanze a lungo termine del diabete aumentano se le concentrazioni di emoglobina glicata superano la soglia della normalità. Tanto più è alta la percentuale di emoglobina, tanto maggiore è il rischio di complicanze”.
Recentemente uno studio su ‘Diabetes Care’ ha dimostrato che l’utilizzo di terapie innovative come vildagliptin (Novartis) è stato associato a un controllo delle fluttuazioni glicemiche acute giornaliere e a una conseguente riduzione dello stress ossidativo e dello stato infiammatorio.
di Margherita Lopes