In Italia 22 trapianti di isole di pancreas all’anno
Contro il diabete di tipo 1, il trapianto di isole pancreatiche ha già offerto chiare prove di efficacia e sicurezza, come testimoniato dall’agenzia regolatoria britannica Nice, che ne ha approvato la rimborsabilità da parte del sistema sanitario pubblico.
L’Italia, insieme all’Inghilterra, è all’avanguardia per lo sviluppo di questa innovativa modalità di trattamento delle forme gravi di diabete di tipo 1.
Presso i centri di Milano (Ospedale San Raffaele e Niguarda) e di Palermo (Ismett), sono praticati ogni anno da 18 a 22 trapianti da donatore e da 10 a 14 autotrapianti.
Ma in Europa, appunto, solo il rigoroso ente d’oltre Manica e la Svizzera riconoscono la rimborsabilità per questo trattamento.
La nuova frontiera della ricerca per la cura del diabete di tipo I e le sue opportunità applicative sono al centro dell’attenzione degli esperti di tutto il mondo in occasione del Simposio ‘Current issues in pancreas/islet transplantation’, in corso a Innsbruck, nel quadro del congresso Aidpit/Epita Winter Symposium.
“Negli ultimi 15 anni – afferma Paul Johnson, direttore dell’Oxford Islet Transplant Programme – il trapianto di isole pancreatiche da donatore in pazienti con diabete di tipo I grave è passato dall’essere una procedura sperimentale relativamente rara a essere una terapia clinica di successo, il cui uso è diventato più diffuso. Ma è davvero importante che il trapianto di isole pancreatiche possa essere offerto come terapia salvavita completamente rimborsata per i pazienti in tutta Europa e nelle altre parti del mondo”.
Nel futuro il trapianto di isole pancreatiche potrebbe avere ancora maggior spazio grazie all’impiego di un nuovo farmaco che ha dimostrato di migliorare l’efficienza del trapianto ed è stato messo a punto dall’azienda Dompé. Si chiama reparixin ed è un inibitore potente e selettivo dell’interleuchina-8 ed è stato sviluppato per inibire l’infiammazione, preservando quindi la funzionalità delle isole trapiantate e migliorando l’efficienza del trapianto. Ha da poco preso il via uno studio clinico di fase III randomizzato, multicentrico e in doppio cieco, che viene condotto in 5 Paesi e 8 centri in Europa e negli Usa e prevede l’arruolamento di circa 50 pazienti, la metà di quanti annualmente vengono sottoposti nel mondo all’innovativa procedura terapeutica.
Lo studio mira a valutare l’efficacia del farmaco nel migliorare l’efficienza del trapianto di isole, proteggendo funzionalità e sopravvivenza delle cellule trapiantate, e di aumentare la percentuale di pazienti che raggiungeranno l’indipendenza dall’insulina grazie alla terapia.
“L’industria farmaceutica – commenta Eugenio Aringhieri, amministratore delegato del gruppo Dompé -ha raccolto l’impegno di presidiare le aree calde della ricerca e di indirizzare i propri investimenti in ambiti caratterizzati da un altissimo bisogno terapeutico espresso da una popolazione di pazienti molto ristretta.
Affinché questo processo virtuoso possa proseguire è imprescindibile un contesto regolatorio capace di valutare e di garantire regole di accesso chiare e omogenee. Interventi da tempo auspicati ma che, in questo caso, diventano assolutamente inderogabili perché rappresentano l’unica reale garanzia per offrire ai pazienti una risposta ai loro bisogni di cura”.
(B.D.C.)