In Italia i celiaci sono oltre 164mila. In Lombardia, Lazio e Campania la maggiore prevalenza. La Relazione al Parlamento
Anche quest’anno sono lieta di presentare la Relazione annuale al Parlamento sulla celiachia, ormai giunta alla sua settima edizione. Un documento tecnico-scientifico completo che descrive le attività istituzionali riconducibili alla gestione della celiachia in Italia, contiene i dati epidemiologici ufficiali del nostro Paese e le recenti acquisizioni scientifiche in materia di diagnosi. È un documento unico che ha lo scopo di fornire informazioni utili su una patologia di grande diffusione, in Italia e nel mondo, agli utenti che abbiano interesse a conoscere e approfondire una tematica di così grande importanza e attualità.
La prevalenza della celiachia calcolata in Italia sulla base del censimento dei soggetti affetti del 2013 risulta essere intorno allo 0,27 %, mentre analizzando i dati all’interno delle singole popolazioni, maschile e femminile, la prevalenza nei maschi risulta essere mediamente dello 0.16 % mentre nelle femmine è risultata intorno allo 0.37 %.
Ad oggi nel nostro Paese risultano 164.492 celiaci, 15.830 in più rispetto al 2012.Il 46% della popolazione celiaca italiana risulta residente al nord, il 22 % al centro, il 19 % al sud ed infine il 13 % nelle isole. La Regione dove sono concentrati più celiaci risulta la Lombardia, con il 17.4 %, seguita da Lazio con il 10.1 e Campania con il 9.4.
La celiachia è una malattia autoimmune che si sviluppa in soggetti geneticamente predisposti in seguito all’assunzione del glutine e colpisce in proporzione per ogni maschio almeno 2 femmine. Nel 2013 i maschi celiaci risultano essere 47.837 mentre le femmine 115.933, più del doppio. In circa 12 Regioni la proporzione addirittura raggiunge l’1:3.
Saper affrontare la condizione di celiaco è il punto di partenza per poter gestire la propria giornata e la propria vita sociale in modo consapevole e sereno. Per fare questo, dopo la diagnosi, è buona prassi iniziare con una corretta educazione alimentare senza allarmismi e medicalizzazioni della dieta partendo dall’analisi degli ingredienti e dal profilo nutrizionale di un alimento, entrambi dichiarati in etichetta dal produttore. L’etichetta rappresenta la carta di identità di ciascun prodotto alimentare e insegnare al consumatore a leggerla in modo corretto significa potergli consentire un acquisto informato, sicuro e consapevole
anche all’estero.
Oggi la garanzia di poter disporre di alimenti sicuri non è limitata al consumo casalingo, ma coinvolge anche la ristorazione nelle scuole, negli ospedali, nei luoghi di lavoro e negli esercizipubblici. Nel 2013, sul territorio nazionale sono state censite ben 41.597 mense di cui 29.113 scolastiche, 3.921 ospedaliere e 8.563 mense riconducibili alle pubbliche amministrazioni.
La Lombardia con le sue 6.087 mense risulta la Regione con il più alto numero, seguita dal Piemonte con 5.103 mense e dal Veneto con 4.409 mense.
A contribuire al servizio sicuro nella ristorazione ci sono gli operatori del settore alimentare che vengono formati ad hoc per lavorare senza glutine. Nel 2013 sono stati organizzati 877 corsi di formazione che hanno coinvolto 19.755 operatori del settore alimentare che, in modo diretto o indiretto, ogni giorno producono, somministrano e/o distribuiscono alimenti senza glutine.
Ad oggi l’unica terapia resta ancora la dieta priva di glutine, garantita da un numero sempre maggiore sul mercato di prodotti sostitutivi di alimenti tradizionalmente prodotti con cereali contenti glutine. L’evoluzione della normativa di tali prodotti ha reso gli alimenti chiamati un tempo dietetici, alimenti di consumo corrente responsabilizzando sempre di più il produttore nei confronti del prodotto messo in commercio senza per questo ridurre l’attenzione sulla questione da parte degli organi ufficiali deputati al controllo.
La trasparenza e diffusione capillare delle informazioni, l’aumento della sensibilità della collettività e del mondo produttivo rendono questa malattia meno gravosa da affrontare per il celiaco nel quotidiano. Tutelare significa assistenza, prevenzione ma anche valore sociale che si traduce in un Servizio Sanitario Nazionale che si prende cura del paziente e che, per le sue peculiarità, può essere un esempio non solo per l’Europa ma anche per il mondo.
Mi auguro che il lavoro svolto possa essere utile contributo informativo e ringrazio tutti coloro che hanno partecipato alla sua realizzazione.
Beatrice Lorenzin
Dalla Relazione annuale al Parlamento