In mensa scolastica con il diabete: tra mito e realtà
Trascorsa la fase dell’esordio del diabete, superati gli ostacoli che potevano rendere difficile l’adattamento alla terapia e ai controlli, il bambino ritorna o entra per la prima volta in una nuova dimensione, quella scolastica; un avvenimento carico di notevole emotività per il bambino, per i genitori e anche per il personale scolastico. La scuola è il contesto in cui il bambino si confronta al di fuori dell’ambiente protetto della famiglia. È quindi importante che in tale ambito vengano realizzati tutti i provvedimenti utili a fornire al bambino con diabete un’adeguata assistenza e collaborazione da parte del personale scolastico. In questo senso un corretto approccio anche al problema dell’alimentazione scolastica, privato di falsi preconcetti e che tenga conto invece di quelle che sono le reali esigenze, rappresenta un momento fondamentale per garantire un adeguato inserimento del bambino con diabete in ambito scolastico.
Sappiamo bene che l’alimentazione è da considerarsi parte integrante di un’efficace condotta terapeutica per il bambino con diabete, tanto quanto il fabbisogno insulinico e la regolare attività fisica. Ancor di più, l’alimentazione del bambino deve essere considerata in un contesto più ampio, quale quello dell’ambiente, inteso non solo in senso fisico, ma anche socio-culturale e psicologico. Viviamo in una società che dimostra sempre più attenzione alla relazione tra alimentazione e salute, ma che non sempre informa in modo chiaro sul ruolo dei nutrienti. In questo senso la ristorazione scolastica ha un ruolo fondamentale nel fornire pasti equilibrati e nel diffondere comportamenti alimentari corretti. Un’alimentazione equilibrata e corretta, ma anche gradevole ed accettabile, infatti costituisce per TUTTI un presupposto essenziale per il mantenimento di un buono stato di salute e, in età evolutiva, per una crescita ottimale. A scuola, una corretta alimentazione ha il compito di educare il bambino all’apprendimento di abitudini e comportamenti alimentari salutari.
Al suo interno i bambini devono trovare insegnamento nello stare a tavola, nel mangiare ciò che hanno nel piatto senza sprechi, apprezzando sapori nuovi, a volte inconsueti. A queste norme di principio per una sana ed equilibrata alimentazione, non fanno assolutamente eccezione i bambini con diabete, indipendentemente dall’età o dall’ordine e grado scolastico. Infatti, le esigenze in generale dei bambini con diabete dal punto di vista nutrizionale ed in particolare per quanto riguarda le caratteristiche di qualità e quantità del menu scolastico, sono le stesse dei loro coetanei non diabetici. Anche l’alunno con diabete deve seguire una dieta equilibrata e varia, con un giusto equilibrio fra carboidrati, proteine, grassi e fibre come avviene per tutti, diabete o non diabete. Anzi, la presenza in classe di un ragazzo con diabete, può essere un’occasione importante per favorire l’apprendimento di abitudini alimentari salutari per tutti. Ciò è premessa fondamentale per superare errate considerazioni (diabete mellito=necessità di una dieta speciale), evitare atteggiamenti troppo rigidi o, al contrario, compassionevoli, durante il pasto in mensa, così come nelle festicciole in classe, con l’evidente rischio di mettere in atto atteggiamenti discriminanti o di diversificazione, per nulla giustificati.
In generale la dieta, intesa come sana alimentazione, deve essere normocalorica per l’età con la seguente distribuzione in nutrienti: carboidrati 55/60% – di cui il 20% di tipo semplice – proteine 15/20%, lipidi 25/30%. Vanno comunque sottolineate alcune attenzioni e considerazioni specifiche: per un ragazzo con diabete è importante consumare le giuste quantità di cibo previste durante il pasto, una volta somministrata l’insulina, ed essere in grado di adeguare la dose di insulina in relazione alla quantità di carboidrati assunti. Si dovrà fare particolare attenzione ad eventuali ritardi o anticipi nell’inizio effettivo del pasto, rispetto al momento dell’assunzione di insulina – soprattutto in relazione al diffuso utilizzo attuale degli analoghi rapidi – che potrebbero avere una ripercussione sul controllo metabolico in termini di variabilità glicemica; inoltre se il bambino decide di non mangiare quando ormai ha praticato la dose abituale di insulina è meglio controllare ed insistere affinchè non rinunci a dei carboidrati, perché questo potrebbe causare una ipoglicemia.
Si può pensare di proporgli in alternativa un panino o un succo di frutta, che in genere è gradito e non richiede troppo tempo per essere assunto, evitando ipoglicemie secondarie alla effettuazione dell’insulina rapida. Ugualmente importante è evitare l’assunzione della doppia razione (i “bis” di primi piatti, per esempio), responsabili di rialzi glicemici postprandiali se non conteggiati in relazione alla dose insulinica, e di squilibri in nutrienti all’interno del pasto, in relazione al possibile elevato apporto in carboidrati. Seppur da non considerarsi una modalità di gestione della terapia insulinica abitudinaria, la somministrazione degli analoghi rapidi dell’insulina, in particolare nei bambini piccoli in situazioni di particolare incertezza nel consumo del pasto a scuola, sia in termini di qualità che di quantità, può essere posticipata al termine dell’avvenuto pasto.
È sempre più diffusa la tendenza a distribuire la frutta di fine pasto a metà mattina, questo per insegnare ai bambini a consumarla abitualmente lontano dai pasti principali. Per questi motivi la mensa scolastica è adeguata alle esigenze dei nostri ragazzi con diabete, che in generale non necessitano di restrizioni particolari o di diete speciali. La proposta di alimenti dolci nel menu scolastico non deve essere fonte di preoccupazione o di deroghe particolari; essi sono porzionati in modo da non creare squilibri alla dieta e generalmente hanno un contenuto in carboidrati sovrapponibile a quello della frutta.
In caso di presenza di celiachia, un’intolleranza permanente al glutine, che è contenuto in alcuni alimenti quali frumento, segale, orzo, avena, patologia questa che si può associare al diabete autoimmune, sarà necessario che i genitori prendano contatto con chi prepara i pasti per sincerarsi che sia attiva una linea di prodotti senza glutine. Insieme ad alcuni miei collaboratori tra cui la mia dietista, sto da tempo curando un progetto di informazione e formazione sul diabete in ambito scolastico, su tutto il territorio lombardo. Questa attività è anche un prezioso momento per discutere con il personale scolastico ed in particolare con gli studenti di alimentazione, sottolineando i principi generali che ho espresso in queste righe. Penso che grazie ad una capillare e costante azione di corretta informazione si possa veramente contribuire in modo efficace affinché’ tutti i ragazzi con diabete possano essere considerati come individui con le stesse priorità e aspettative di qualità di vita dei loro coetanei. Tutti siamo quindi chiamati a dare il nostro contributo, la scuola in primis, che è il primo terreno della crescita e della integrazione sociale dei “nostri” ragazzi.
Matteo Viscardi
pediatra