Infezioni post-trapianto, ridurre i rischi
A volte si manifestano con la febbre o una tossetta in apparenza innocua. Le infezioni micotiche, o da funghi, nel paziente che ha subito un trapianto d’organo sono complicanze rare e non sospette tanto che la diagnosi arriva nella maggior parte dei casi dopo il decesso del paziente. “Purtroppo queste infezioni sono estremamente invasive e letali, infatti la mortalità da aspergillosi e candidosi, le due micosi più frequenti, arriva a superare rispettivamente il 29,4% e il 33,3% “, afferma il professor Paolo Grossi della Clinica di malattie infettive e tropicali dell’Università dell’Insubria, responsabile del Progetto TOS (Trapianto d’organo solido per la gestione delle complicanze infettive). Diffondere la conoscenza delle micosi post-trapianto tra gli specialisti e produrre un documento contenente Linee guida che servano di indirizzo ai Centri trapianto per la diagnosi precoce e il trattamento più idoneo a fermarle, è argomento della Consensus Conference in svolgimento oggi, 27 marzo, e domani a Castelgandolfo. Le infezioni fungine hanno incidenza diversa a seconda del paziente e del tipo di organo trapiantato: si va dal 5% nei trapianti di rene al 60% nei trapianti d’intestino mentre per i nuovi casi uno studio multicentrico italiano evidenzia una prevalenza del 2,2% nel trapianto di cuore, 9% dopo trapianto del polmone, 5% del fegato, 10-15% dell’intestino. “Nel trapiantato c’è una condizione di immunodeficienza dovuta al progressivo incremento della potenza immunosoppressiva dei farmaci impiegati per evitare il rigetto cui si aggiungono una serie di fattori che espongono il paziente ad un elevato rischio di infezioni micotiche”, sottolinea Grossi, “inoltre mentre nel trapianto di midollo è possibile, attraverso il test del galattomannano, individuare con l’aiuto della Pcr pezzi degli antigeni fungini questo non è ancora realizzabile per i trapianti di organo solido”. In anni recenti è stata individuata accanto ai vari tipi di Aspergillus e Candida, l’emergenza di infezioni da Zigomiceti, funghi filamentosi quali Fusarium, Scedosporium e Alternaria che causano problemi importanti nei soggetti immunocompromessi e nei diabetici. I funghi sono ubiquitari si trovano nelle acuqe, nel terreno, organi bersaglio sono il polmone e le vie respiratorie, la cute. È possibile isolarli dalle emocolture, dalle colture di secreto bronchiale, etc… nel 50-70% dei casi. In passato era molto usata la amfotericina B alla quale però molti di questi miceti non rispondono più. “Recentemente ne utilizziamo una veicolata dentro particolari capsule, sono disponibili altri antimicotici molto attivi come il variconazolo e il pasoconazolo, quest’ultimo prodotto Pfizer impiegato per le infezioni da zigomiceti”, sottolinea Paolo Grossi. È importante iniziare la profilassi prima che si manifestino i sintomi, per questo è fondamentale individuare i trapiantati più a rischio, seguirli nel tempo anche con l’aiuto di Tac, Risonanza magnetica di ultima generazione e personalizzare la terapia sulla base delle condizioni in cui si trova il paziente. L’80% delle infezioni fungine in genere si verifica nel corso dei primi due mesi dal trapianto tuttavia il rischio in questi pazienti non è mai azzerato. A questo proposito non vanno trascurate le raccomandazioni riguardanti lo stile di vita da attuare dopo il trapianto: evitare situazioni a rischio rappresentate dai luoghi umidi, cantine, boschi, particolari aree geografiche che rappresentano l’habitat ideale di certi funghi.
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di Mariapaola Salmi 27 marzo 2008
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