Insula

Una donna diabetica sola, su un’isola, in crisi ipoglicemica.
Il racconto di un salvataggio disperato.
Il breve film, che finora era stato proiettato prevalentemente in occasione di rassegne, eventi e festival del cinema, è stato interpretato dalle attrici Ambra Angiolini e Francesca Inaudi e diretto dal giovane regista Eric Alexander.

 

Insula (clicca sul link per vederlo) di Eric Alexander, regista teatrale e cinematografico, sceneggiatore e doppiatore alla ADC di Milano.
Il corto “Insula” ha vinto molti premi in importanti festival cinematografici.

“Scrivere la sceneggiature di Insula – rivela Nerina Fiumanò – mi ha permesso di potermi esprimere in una duplice veste: quella di professionista e quella di persona affetta da una malattia come il diabete, con la quale convivo praticamente da sempre. La vicenda narrata, oltre a prendere spunto da un episodio effettivamente accaduto, vuole enfatizzare la reale inquietudine che si può celare nella relazione medico-paziente: soprattutto in malattie croniche, è assolutamente indispensabile instaurare una relazione profonda con il proprio medico”. 

Della sua esperienza in veste di regista Eric Alexander racconta: “Con Insula ho avuto la possibilità di confrontarmi col genere thriller, ma cercando di veicolare in modo delicato una conoscenza non superficiale su una malattia critica e sull’importanza, oggi più che mai, della dimensione umana che deve avere il rapporto medico paziente. Credo infatti che il sentirsi “isola” rappresenti per qualsiasi malato grave la condizione peggiore. La speranza è che questo corto, che ci ha dato tante soddisfazioni tra selezioni di prestigiosi festival e numerosissimi premi, sia la base per tanti altri lavori di analogo livello “emozionale””.

“Insula – spiega Alan Pampallona, managing director di FGQ Onlus – ha rappresentato un esperimento che ha permesso di coinvolgere attori differenti, non necessariamente legati al mondo medico o clinico, e di mostrare l’importanza di una corretta relazione medico paziente attraverso un vero e proprio “prodotto artistico” autonomo, un mini thriller fruibile da chiunque su un tema però, come la malattia cronica, spesso considerato tabù”.

 

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