Ipoglicemia: il primo rischio da evitare

Tra le complicanze del diabete acquista sempre più rilevanza l’ipoglicemia. Uno studio statunitense, presentato al recente Hypoglycaemia Symposium di Perugia, dimostra come una terapia “intensiva” del diabete può provocare un caso di ipoglicemia ogni 15/18 mesi (0,6 episodi paziente/anno).

“L’ipoglicemia”, spiega Geremia Bolli, Dipartimento di Medicina interna, endocrinologia e metabolismo dell’Università di Perugia, tra gli organizzatori del convegno, “è la complicanza più temuta dai pazienti diabetici, che oltre a danneggiare il cervello, peggiora la qualità di vita, e aumenta anche il rischio cardiovascolare. Inoltre può provocare una perdita di memoria, può ridurre le funzione cognitiva e la performance cerebrale, e vi è il rischio di entrare all’improvviso in uno stato di parziale o totale incoscienza con conseguenze talora drammatiche (si pensi a persone che camminano per strada, o guidano un’automobile)”.

Troppo spesso il medico e il paziente si preoccupano di abbassare l’emoglobina glicosilata, mentre viene data meno attenzione alla frequenza dell’ipoglicemia. Ma il controllo dell’ipoglicemia è tutt’altro che facile in quanto dipende dai farmaci antidiabetici. E sono proprio i diabetici di lunga durata, curati con insulina, ad avere più ipoglicemie perché più si abbassa la curva glicemica con insulina, più si rischia. “In Italia”, conclude Bolli, “con la giusta istruzione medico-paziente si sono avuti miglioramenti. In particolare, nei Centri dove è stato adottato un modello terapeutico basato su insuline modificate che offrono evidenti vantaggi rispetto ai vecchi criteri di cura”.

 

da Supplemento Salute di Repubblica.it

1 giugno 2007