L’anima del ricercatore
Quante volte avete sperato in una cura definitiva? Quante volte avete creduto che “nei prossimi cinque anni” il diabete sarebbe stato sconfitto? È facile perdere la speranza quando nuove teorie sperimentali si perdono nel buio del nostro intricato sistema immunitario. Eppure, lo scorso 22 agosto, il Dr. Camillo Ricordi, conosciuto in tutto il mondo quale uno dei massimi esperti di trapianti di isole, ha accorciato la distanza tra speranza e realtà. Quel giorno il Dr. Ricordi era emozionato. Stava aspettando l’arrivo di un pancreas presso il Diabetes Research Institute di Miami. Anche il paziente che avrebbe ricevuto le isole estratte da quel pancreas era in volo per Miami. Dopo una lunga lotta con il diabete e anni di frustrazione spesi cercando di controllare una malattia difficile da controllare, questa persona aveva la speranza di essere libera. “È incredibile compiere un trapianto di isole, parlando col paziente di quello che sta accadendo e mostrandogli le cellule che passano dal tubicino trasparente al suo corpo. Alla fine dell’intervento, non vedevo l’ora di togliermi i guanti sterili e tenere, tra le mie, la mano del trapiantato. Ne avevamo bisogno entrambi. È stato un momento magico.” Così ha raccontato il Dr. Ricordi, aggiungendo: ” Mentre stavo procedendo al trapianto, il paziente si è commosso ed ha cominciato a piangere. Per un momento ho pensato che qualcosa stesse andando storto nell’infusione delle isole, poi ho realizzato che in realtà stava benissimo e che era stato sopraffatto dall’emozione dopo che avevo detto: – Ecco le tue isole…trattale bene, ora sono le tue – Forse la magia e l’energia sprigionata da questa nuova cura provengono da una profonda differenza nell’approccio alla soluzione del problema. È difficile scoprire lacrime di gioia in un diabetico negli ultimi 80 anni, anche quando sono apparsi strumenti che lo hanno aiutato nella gestione della sua malattia, ma stavolta è diverso. Le isole trapiantate nel fegato riproducono la funzione delle cellule produttrici di insulina del pancreas (le cellule beta), che sono state distrutte dal processo autoimmunitario che ha causato il diabete. Cercare di “imitare” le complesse funzioni delle cellule beta con l’insulina iniettata è sicuramente meglio di niente, ma non riesce neanche lontanamente a mitigare gli effetti psicologici e fisici del vivere senza cellula beta funzionanti. Forse la magia che il Dr. Ricordi e il suo paziente hanno provato quella notte deriva dall’osare credere che siamo alle porte di una cura che finalmente mira alla malattia e non ai suoi effetti.
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Traduzione Daniela D’Onofrio, autunno 2000 da DiabetesPortal.com, Inc. |