Le grandi città fanno ammalare. Anche di ‘diabesità’
Dal 2010, metà della popolazione mondiale vive nelle città. E il fenomeno dell’urbanizzazione non accenna a frenare. Anzi. Si stima che entro il 2050, a vivere in città saranno 7 persone su 10. Ma questo rischia di diventare un grave problema di salute pubblica. Secondo dati dell’International Diabetes Federation presentati in occasione dell’ottava edizione dell’Italian Barometer Diabetes Forum, il 64% delle persone con diabete vive in una città e la maggior parte di queste (l’80%) in Paesi a basso-medio reddito. A questo dato, già preoccupante, va aggiunto poi che una persona su due di quelle che vivono in città è obesa.
Le città sono insomma in larga misura ‘diabetogene’ e ‘obesogene’, un fenomeno questo di dimensioni planetarie, che si accentua nelle realtà più disagiate. Così ad esempio i ‘cittadini’ dell’Africa sub-Sahariana presentano un rischio di diabete di 2-5 volte superiore rispetto a chi abita in campagna; gli abitanti delle grandi metropoli cinesi, hanno livelli di obesità 7 volte maggiori a chi risiede nelle zone rurali, mentre gli indiani che si trasferiscono a vivere in città, nell’arco di una decina d’anni vedono aumentare dell’11% la percentuale di grasso corporeo.
Muovendo da queste evidenze, è stato imbastito il progetto Cities Changing Diabetes, un ambizioso programma sostenuto da Novo Nordisk, che mira a contenere l’avanzata epidemiologica del diabete, intervenendo sul fattore di rischio ‘città’. L’idea portante del progetto è coinvolgere le autorità municipali delle grandi metropoli del mondo, per individuare degli interventi in grado di contrastare il fenomeno diabete e obesità correlato alla vita di città.
Il varo di Cities Changing Diabetes è avvenuto nella primavera del 2014 a Città del Messico. E non a caso. Il diabete è infatti un’importante causa di morte in questo Paese che paga a questa condizione un tributo di oltre 70 mila decessi l’anno. Le altre città finora interessate dal progetto sono state Copenhagen, Houston (USA), Shanghai e Tianjin (Cina). Roma sarà una delle città ‘Changing Diabetes’ nel 2017.
E intanto anche l’Italia fa i conti di quanto costano alle casse dello Stato i chili di troppo: 4,5 miliardi, cioè il 4% del budget sanitario nazionale, è la spesa stimata generata da sovrappeso e obesità. Ma questa cifra, già di tutto rispetto, va almeno raddoppiata, quando si considerino anche i costi indiretti legati a queste condizioni. Un terzo della spesa sanitaria attribuibile all’obesità infine è imputabile al diabete, che con i chili di troppo va proprio ‘a braccetto’.
In occasione del Forum, organizzato da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation e dall’Università di ‘Tor Vergata’ di Roma è stato presentato il rapporto “Il burden of disease dell’obesità in Italia”.
“Nel nostro Paese – ha ricordato il professor Paolo Sbraccia, Presidente della Società Italiana dell’Obesità – ad essere obeso è il 10% della popolazione, mentre il 40% è in sovrappeso. Stando però alle proiezioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro i prossimi 15 anni, obesità e sovrappeso potrebbero arrivare ad interessare il 70% della popolazione”. La stessa OMS stima che l’obesità sia alla base del 58% dei casi di diabete, del 21% delle patologie coronariche e dall’8 al 42% di una serie di tumori.
“Sovrappeso e obesità – ricorda Ranieri Guerra, Direttore generale prevenzione del Ministero della Salute – rappresentano il quinto più importante fattore di rischio per mortalità globale; i decessi attribuibili a questa condizione sono almeno 2,8 milioni ogni anno nel mondo”.
“L’obesità è di fatto ormai un problema di salute pubblica – commenta Walter Ricciardi, Direttore del Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma e Commissario dell’Istituto Superiore di Sanità – essendo responsabile ogni anno della perdita di 94 milioni di anni di vita, aggiustati per disabilità; si tratta di un incremento superiore all’80% nell’arco degli ultimi vent’anni”.
Secondo Antonio Nicolucci, Coordinatore del Data Analysis Board di IBDOFoundation, un grave obeso costa alla sanità in media 450-500 euro l’anno in più rispetto ad un normopeso e questa spesa in eccesso sarebbe generata soprattutto dai ricoveri ospedalieri. Venendo ai ‘sovrappeso’, questi costano in media 37,4 euro in più l’anno. Ma sono tantissimi, ben 21 milioni. Così alla fine, il costo di qualche chilo di troppo a livello nazionale si traduce in una spesa sanitaria in eccesso di oltre 780 milioni di euro ogni anno.
Va infine ricordata l’importanza dell’obesità come fattore di rischio per il diabete. “Nei soggetti con meno di 55 anni – ricorda Nicolucci – l’obesità grave aumenta di 16 volte il rischio di diabete. Al di sopra dei 65 anni, la prevalenza di diabete passa dall’12,5% nei normopeso, al 38,7% dei grandi obesi”.
di Maria Rita Montebelli