L’erba voglio
La rivista scientifica Phytotherapy Research (gennaio 2009) pubblica una sperimentazione scientifica di ricercatori iraniani (Dipartimento di Farmacologia e Medicina Applicata, Istituto delle Piante Medicinali di Teheran) sulle proprietà antidiabetiche del Citrullus colocynthis. I frutti di questa pianta sono da tempo utilizzati dai guaritori tradizionali nella cura del diabete. Scopo della ricerca era quello di verificare essenzialmente due cose: efficacia e sicurezza (e quindi tossicologia) dell’utilizzo dei frutti. Gli studiosi hanno quindi “arruolato” cinquanta persone affette da diabete di tipo 2, cioè insulino-dipendente, sulle quali è stata condotta la sperimentazione clinica per due mesi. Suddivisi in due gruppi di venticinque persone (ognuna delle quali seguiva una terapia antidiabetica), a uno vennero somministrate, quotidianamente, tre capsule contenenti 100 milligrammi di Citrullus colocynthis; l’altro invece ricevette semplicemente un placebo. Al secondo mese si effettuarono diverse analisi cliniche (fatte anche all’inizio della sperimentazione) e, tra queste: colesterolo, trigliceridi, prove di funzionalità epatica, glicemia e emoglobina glicosilata. Quest’ultima analisi (HbA1c) è molto importante in quanto ci dà una precisa valutazione che indica se il controllo dei livelli della glicemia sia accettabile o meno. Alla fine della sperimentazione risultò che nelle persone che avevano assunto Citrullus colocynthis c’era stata una diminuzione della glicemia e dell’emoglobina glicosilata. Le altre analisi (colesterolo, transaminasi, etc.) non mostrarono significativi cambiamenti. Il Citrullus colocynthis è una pianta annua, appartenente alla famiglia botanica delle Cucurbitacee, anche chiamata melone o mela amara. Distribuito in un’area geografica che va dall’Europa mediterranea all’Asia minore, fino ad arrivare al Pakistan, India e Afghanistan, la “mela amara” è anche presente in Kuwait, Sud Arabia, Iran, Africa del nord e Sahel. Diuretica, drastico purgante (la polpa), adoperata nella cura delle malattie reumatiche, della blenorragia, la pianta (non sono rari casi di avvelenamento da sovradosaggio) diventa sempre più interessante per la ricerca farmacologica.
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di Roberto Suozzi |