Lettera all’equipe trapianti del San Raffaele che 10 anni fà…
Cari professori, care dottoresse, cari dottori*, ad alcuni ormai posso dire “cari amici”,
10 anni fà in questo istante stava per compiersi un miracolo: una giovane donna moriva e i suoi cari decidevano generosamente di ridare una possibilità di vita a mio fratello.
Il dr Socci forse era già in viaggio per l’ospedale dove avrebbe espiantato quegli organi, che il dr Fiorina definì “proprio i tuoi organi!” quando mio fratello arrivò al reparto dialisi.
Noi, ancora ignari, ci apprestavamo a festeggiare il compleanno di mia madre, la tavola imbandita, i fiori, i regali…
Ma Alberto chiamò, mio fratello rispose e… il resto ve lo ricordate, immagino sia uguale per tutti i vostri pazienti.
Immagino il professor Secchi che chiama la sua equipe nel suo studio, immagino il professor Cristallo allertato (“questa notte non si dorme!” avrà detto), gli infermieri (chiedo scusa ma non ricordo il nome dell’anestesista) …
Dal momento esatto in cui quella telefonata è arrivata non ho mai dubitato, neanche per un attimo, che per mio fratello sarebbe cominciata una nuova vita.
Le piccole (o grandi) paure che da quel giorno in avanti abbiamo provato non hanno mai offuscato la mia certezza che ci sarebbe stato un futuro per mio fratello.
Col passare degli anni, con una maggiore conoscenza, e forse a causa di tanti eventi accaduti ad amici meno fortunati di lui, quella certezza si è un pò affievolita, è diventato un realismo consapevole, ma non ha rubato il posto alla speranza.
Forse nessuno di voi (più consapevoli di me!) 10 anni fà avrebbe scommesso che avremmo festeggiato 10 anni di trapianto.
Che il decorso, nonostante qualche piccolissimo intoppo, sarebbe stato questo: eccellente.
Avreste creduto che questo paziente così poco paziente, spesso intemperante, così restio alle regole, agli orari, agli appuntamenti avrebbe fatto “una tale riuscita?” (sdrammatizziamo un pò…).
Che posso dirvi di più se non grazie, grazie ancora, grazie sempre per tutta la vostra professionalità, la vostra capacità, la vostra umanità.
Per come vi siete presi cura di lui dal pomeriggio del 18 ottobre 2001 ad oggi.
Rimarranno sempre impressi nei nostri cuori e nelle nostre menti i vostri visi a volte preoccupati, ma sempre sereni, i vostri consigli decisi, ma che ispiravano fiducia.
Un grazie speciale per aver consentito a mio padre, prima di morire, di vedere guarito suo figlio: lui ne era certo, che il diabete sarebbe stato curato!
E anche se il trapianto non è “la cura”, è quanto di più vicino ad essa.
E grazie da parte di mia madre, che ha ricominciato a vivere e anche lei il 18 ottobre festeggia un doppio compleanno.
Spero sinceramente possiate continuare ad operare come avete fatto con mio fratello, per mio fratello.
Sarebbe un peccato che professionalità come le vostre non fossero valorizzate.
Soprattutto sarebbe un peccato non poter ripetere il miracolo, che grazie a Dio, avete compiuto.
A tutti voi grazie, dal profondo del cuore.
Daniela
ps: quel libro lo pubblicherò, prima o poi… se non l’ho ancora fatto è anche un pò per scaramanzia…
*Prof. Antonio Secchi, Prof. Marco Cristallo, Dott. Rosanna Caldara, Dott. Alberto Davalli, Dott. Paolo Fiorina, Dott. Paola Maffi, Dott. Ennio la Rocca, Dott. Carlo Socci