Linagliptin: migliore controllo dell’ipoglicemia e diminuzione dell’albumina

Nuovi studi su linagliptin e buone notizie per i pazienti affetti da diabete di tipo 2: secondoi risultati di un’analisi post-hoc, presentati alla 72a edizione annuale delle Sessioni Scientifiche dell’ADA (American Diabetes Association) che si conclude oggi a Philadelphia, il farmaco sarebbe associato non solo a miglioramenti della glicemia, ma anche ad una significativa diminuzione del rapporto urinario albumina/creatinina (UACR).La misura dell’albuminuria serve a tenere sotto controllo il possibile declino della funzionalità renale, documentato nei pazienti diabetici: linagliptin vede una riduzione pari al 33% di questo valore rispetto ai livellibasali in pazienti a rischio con diabete di tipo 2.

Uno dei problemi fondamentali del diabete di tipo 2 sono le complicanze a lungo termine.Tra queste c’è la nefropatia diabetica, malattia legata ad alterazioni fisiopatologiche connesse con il diabete, la cui estrema conseguenza è l’insufficienza renale terminale (ESRD), che richiede periodiche dialisi o un trapianto. Per fortuna la nefropatia si annuncia con largo anticipo con la comparsa di piccole quantità di albumina nelle urine (microalbuminuria): questa manifestazione è molto comune nei pazienti, tuttavia occorre tempo affinché la disfunzione renale diventi seria, tanto che si può evitare che la microalbuminuria crei le premesse per un serio danno renale. Per farlo bisogna usare dei farmaci che controllino la glicemia, poiché questo determina anche una riduzione di comparsa della presenza di proteine nelle urine, che indicano il danno ai reni. Ecco perché è così importante il dato relativo all’efficacia del linagliptin nel ridurre il rapporto UACR. “Questa analisi è importante perché circa il 65% dei  pazienti affetti da diabete di tipo 2 sono a rischio di declino della funzionalità renale, e questo può limitare le opzioni terapeutiche” ha affermato Per Henrik Groop, della Divisione di Nefrologia della Clinica Universitaria Centrale di Helsinki. “In questa analisi, i pazienti trattati con linagliptin hanno miglioramenti della glicemia e riduzione dell’albumina nelle urine (un segnale di disfunzione renale). Continueremo gli studi in questo ambito perché riconosciamo l’importanza del declino della funzionalità renale per la decisione del più appropriato trattamento dei pazienti con diabete di tipo 2”.
L’analisi post-hoc ha riguardato i dati di quattro studi randomizzati di 24 settimane relativi a 227 pazienti con diabete di tipo 2 a rischio di declino della funzionalità renale, in terapia stabile con una delle due classi di antipertensivi, considerati terapia standard nella nefropatia diabetica, ovvero inibitori dell’enzima di conversione (ACE-inibitori) o antagonisti del recettore di  angiotensina (sartani).Oltre ai positivi effetti sulla glicemia, che hanno determinato una riduzione dello 0,71% dell’emoglobina glicata [HbA1c] rispetto a placebo a 24 settimane, è stata dimostrata una diminuzione del 29% del rapporto UACR per linagliptin rispetto a placebo: ivalori UACR sono stati rilevati in tutti e quattro gli studi come dati di sicurezza. L’endpoint era la variazione percentuale della media geometrica dell’UACR.
In questa analisi, 492 pazienti (19,9%) hanno soddisfatto le soglie di UACR (UACR compreso tra 300 e 3000 mg/g di creatinina) e di tasso stimato di filtrazione glomerulare (eGFR) (eGFR >30 ml/ min/1,73m2). Di questi pazienti, il 46% ha ricevuto terapia stabile con ACE/ARB – ACE-inibitore/sartano – (linagliptin n=168; placebo n=59). L’emoglobina glicata media al basale e il rapporto UACR mediano sono stati rispettivamente 8,2% contro 8,5% e 76 contro 78 mg/g creatinina per i gruppi trattati con il farmacoe con placebo:il farmaco ha ridotto in maniera significativa il rapporto UACR – del 33% rispetto al basale con una  differenza fra i gruppi  del 29%.

Ma non è questo l’unico risultato su linagliptin, presentato da Boehringer Ingelheim ed Eli Lilly and Company, le aziende che producono il farmaco, all’evento dell’ADA. “Abbiamo testato linagliptin in confronto con un altro farmaco, il glimepiride”, ha infatti spiegato Baptiste Gallwitz, ricercatore dell’Università di Tübingen in Germania. “Dal nostro lavoro emerge come il primo sia più efficace del secondo nell’ottenere un endpoint composito di riduzione della A1C senza causare ipoglicemia e senza aumento ponderale in  un periodo di 2 anni in pazienti con diabete di tipo 2 con iperglicemia lieve in terapia con metformina”.

 

da Quotidianosanita’.it