Malati diabete, stop gare al ribasso per acquisto device
Glucometri, strisce reattive, aghi per i ‘pungi-dito’, penne per la somministrazione di insulina. No all’acquisto dei dispositivi per la cura del diabete attraverso le gare pubbliche, perché non garantiscono la libertà di scelta del medico e del paziente e perché il risultato delle ‘aste’ troppo spesso favorisce la logica del risparmio, penalizzando la qualità e l’accesso all’innovazione. E’ l’appello lanciato oggi dalle associazioni dei malati di diabete, in rappresentanza dei circa 3 milioni di italiani affetti dalla malattia, nel corso di una conferenza stampa in Senato. “Oltre il 40% dei diabetici – ha detto Antonio Cabras, presidente della Federazione nazionale diabete giovanile, precisando che la malattia colpisce nel nostro Paese anche 20.000 ragazzi ‘under 14’ – lamenta uno scarso accesso a device di qualità. L’acquisto di device ‘in blocco’, attraverso le gare ‘uno per tutti’, non consente di personalizzare la terapia e di garantire ai malati, sempre più numerosi in Italia, di avere a disposizione” gli ultimi ritrovati per l’autocontrollo della glicemia al proprio domicilio. Un monitoraggio “che dovrebbe essere considerato a tutti gli effetti parte della terapia”, aggiunge Rita Lidia Stara, presidente di Diabete Forum. “I veri costi del diabete – prosegue – non sono quelli legati alla sua gestione, ma alle sue complicanze e ai ricoveri che provoca: contano per il 70% della spesa per la malattia. In questo ultimo periodo abbiamo visto immettere sul mercato dispositivi poco affidabili” o non confortevoli come “aghi troppo grandi che provocano dolore ai bambini diabetici, che devono ‘pungersi’ la pelle almeno 7-8 volte al giorno. E questo crea non pochi problemi”. Non solo. I pazienti lamentano anche le differenze di prezzo fra prodotti uguali, nelle diverse Regioni italiane. “Una striscia reattiva per la misurazione della glicemia – ha spiegato per esempio Egidio Archero, presidente dell’Associazione italiana diabetici (Fand) – viene rimborsata in 20 modi diversi: dai 0,34 euro in Abruzzo, ai 0,21 in Liguria ai 0,65 in Friuli. Oppure a Bolzano per 1,42 euro si dà accesso a un numero illimitato di strisce, mentre in Sicilia per 66 centesimi si garantiscono 25 strisce, meno di una al giorno. Noi chiediamo che venga stabilito un tariffario nazionale, che consentirebbe anche di far risparmiare alle casse pubbliche, stimiamo, un centinaio di milioni di euro”. Archero ricorda anche che “il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, non ci ha ancora mai ricevuti. Possibile che non si trovi il tempo di ascoltare le associazioni che rappresentano milioni di italiani?”, chiede. Critico nei confronti dei ’21 sistemi sanitari regionali’ che si sono venuti a creare in Italia con la modifica del Titolo V della Costituzione è il senatore Andrea Mandelli (Fi), che ha ricordato di aver “presentato una proposta di legge su questo tema”. Mandelli ha poi indicato che “i risparmi generati in sanità vanno reinvestiti in questo settore, per dare impulso all’innovazione, e non nei ‘buchi’ di questa strana Repubblica”. D’accordo anche il senatore Lucio Barani (Gal), secondo cui “la modifica del Titolo V impedisce al Parlamento di legiferare in sanità. Dobbiamo confrontarci sempre e comunque con la conferenza Stato-Regioni e basta che una Regione non sia d’accordo e tutto si ferma”.