Menarini nella bufera. Dal Tribunale di Firenze pene pesantissime a Lucia e Giovanni Aleotti per riciclaggio da frode fiscale e corruzione
Duro colpo per la più grande casa farmaceutica italiana Menarini. Il tribunale di Firenze ha condannato in primo grado a 10 anni e sei mesi la presidente Lucia Aleotti e a 7 anni e sei mesi il fratello Alberto GiovanniAleotti, vicepresidente, per riciclaggio da frode fiscale, a conclusione del processo che li vedeva a giudizio per accuse, a vario titolo, di evasione fiscale, riciclaggio. Lucia Aleotti è stata condannata anche per corruzione. Confiscato inoltre agli imputati oltre un miliardo di euro. Tra loro non c’è quello che gli inquirenti hanno considerato ‘l’architetto’ della truffa colossale, l’ex patronAlberto Aleotti, deceduto due anni fa.
“La più grande casa farmaceutica italiana – scrive Repubblica – , la Menarini di Firenze, sarebbe diventata tale perpetrando per quasi trent’anni, dal 1984 al 2010, una colossale truffa ai danni del sistema sanitario nazionale. Usando società estere fittizie per l’acquisto dei principi attivi dei farmaci, ne avrebbe aumentato il prezzo finale grazie a una serie di false fatturazioni. Lo Stato, rimborsando medicinali con prezzi gonfiati, ci avrebbe rimesso 860 milioni di euro. La famiglia Aleotti, proprietaria della Menarini, ci avrebbe guadagnato oltre mezzo miliardo di euro: quei soldi sarebbero stati riciclati all’estero insieme con altri proventi illeciti accumulati grazie alla corruzione e a numerosi reati di frode fiscale, per un totale di circa 1.2 miliardi di euro”.
Secondo quanto riporta il quotidiano di Largo Fochetti è stata accolta la tesi della Procura. “Per i pm Ettore Squillace Greco, Luca Turco e Giuseppina Mione della procura di Firenze, grazie a società off-shore interposte e complesse triangolazioni la Menarini avrebbe quindi sovrafatturato per 26 anni il costo dei principi attivi comprati dalle multinazionali produttrici”.
“Poi – ha spiegato nel corso della sua requisitoria il pm Ettore Squillace Greco (ora procuratore capo a Livorno) – “corrompendo le persone che costituivano gli organi amministrativi deputati alla determinazione del prezzo dei farmaci”, il defunto patron Alberto Aleotti “otteneva prezzi vantaggiosi anche per i prodotti delle altre multinazionali”.
Al processo si erano costituite parti civili il Ministero della Salute, sei Regioni e oltre 100 Asl che adesso attendono cospicui risarcimenti.
La difesa: “Presenteremo ricorso in appello”. “C’erano elementi seri per ritenere che i reati contestati non fossero sostenibili”. Lo ha detto all’Ansa Sandro Traversi, difensore di Lucia e Giovanni Aleotti che ha annunciato ricorso in appello dopo la sentenza di condanna pronunciata oggi dal tribunale di Firenze nei confronti dei vertici della Menarini.
I legali della famiglia Aleotti: “Nostri assistiti estranei ai fatti loro contestati”
“La sentenza del Tribunale ha escluso l’esistenza della truffa ai danni del servizio sanitario nazionale consistente, secondo l’accusa, nell’ottenere prezzi gonfiati dei medicinali. Di conseguenza sono state respinte tutte le pretese delle aziende sanitarie (circa 200). La condanna per riciclaggio riguarda esclusivamente i capitali personali scudati dal dottor Alberto Sergio Aleotti che il tribunale ha ritenuto provenienti da frode fiscale. Lavoreremo ancora per far emergere ancor meglio, in appello, dalla enorme mole di documentazione acquisita al processo, le evidenti prove della estraneità dei nostri assistiti anche ai fatti per i quali oggi vi è una sentenza negativa”. Così in una nota il collegio difensivo della famiglia Aleotti in merito alla sentenza di oggi del Tribunale di Firenze