Mi rivolgo ai genitori di bambini diabetici da poco…
Ciao grande famiglia.
Ciò che appare scritto è una pagina di un quaderno sul quale la mia mamma da piccola scriveva tutto ciò che mi accadeva, lo stesso quaderno sul quale ci sono le glicate anno per anno.
Certo che queste son cose che non si dimenticano…
Io, ad esempio, che avevo 5 anni e mezzo e ora quasi 21, di quel giorno ricordo tutto.
Ricordo che la mia mamma essendo analista di laboratorio e avendo notato qualcosa di strano in me, chiese più volte al medico di famiglia cosa potesse essere e la risposta fu “tu sei fissata, guarda che belle guanciotte rosse che ha, mangia sta bene.”
E invece l’istinto materno non si è fermato, così mia mamma decise da sola di farmi i vari esami e fu lei la prima a vedere quel numerone…
Ricordo che mia sorella mi prese da scuola con una scusa, quel 26 Giugno 2001, dicendomi “un’amica di mamma vuole conoscerti, dice che sei troppo bella.”
Da lì la corsa in ospedale, lo svenimento della mia mamma, la sua depressione, i miei pianti per gli aghi.
Il ricovero e tutti i ricordi legati ad esso.
Quella flebo nel piedino destro, quella borsetta verde con i fiorellini rosa che mi fu regalata.
Ricordo che mio fratello per far sì che il pane sembrasse di più mi tagliava quei 50g che sembravano 150, ricordo con che cura mi preparava l’occorrente per misurarmi la glicemia. Ricordo l’amore di mia sorella che è per me una seconda mamma e ricordo la tenerezza e la paura di mio padre in presenza di Ipo, cosa che lo accompagna ancora oggi.
Ricordo gli sguardi incuriositi degli altri bimbi che alla vista del glucometro esclamavano un “cos’è???” e io che rispondevo “un gioco!!!” e loro ci credevano, con l’innocenza che solo quella tenera età possiede…
A 9 anni il primo campo scuola lontana da casa, dove imparai a fare l’insulina da sola.
La mia indipendenza e autonomia che crescevano sempre di più, le prime cene con gli amici e l’insulina fatta davanti alla gente come se nulla fosse…
So che i momenti no ci sono e ci saranno ma nonostante questo io voglio continuare a metterci la forza, voglio continuare a curarmi. Vorrei avere la stessa forza per guardare negli occhi la mia famiglia e ringraziarla per tutto l’amore nutrito nei miei confronti e per aver fatto sì che mi sentissi sempre uguale agli altri. Si è sempre così fragili davanti ai sentimenti.
Mi rivolgo ai genitori di bambini diabetici da poco…
Prendetevi il tempo che vi occorre per metabolizzare il tutto, piangete e sfogate la vostra rabbia, liberatevi. Ma poi ripartite e abbiate la forza di non mollare e lo so che il vostro è il mestiere più difficile che esista.
I vostri figli faranno tutto ciò che faranno gli altri, con una dose di pazienza e attenzione in più, ma non sarà questo a fermarli, anzi, sarà questo a formarli.
R.D.L.