Monitoraggio continuo del glucosio, la nuova frontiera

La nuova frontiera per il trattamento del diabete passa attraverso il monitoraggio continuo del glucosio. Negli ultimi anni sono diversi i dispositivi usciti sul mercato che puntano a registrare in modo frequente l’andamento del glucosio nel liquido interstiziale (tra una cellula e l’altra). Mentre i glucometri forniscono infatti la misurazione puntuale, una fotografia del livello di zucchero nel sangue in quel momento, i sistemi di ultima generazione fanno vedere il “film”, restituiscono cioè una panoramica completa di tutto quello che accade durante la giornata.

Uno dei modelli più avanzati di sistema di monitoraggio continuo del glucosio è Eversense, messo a punto da Roche: si tratta di un dispositivo sottocutaneo impiantabile che per 90 giorni consecutivi registra e fornisce in tempo reale al paziente tutti i dati sull’andamento del glucosio. Il device è composto da un piccolo cilindro alto come un’unghia, da inserire sottopelle con un intervento ambulatoriale. Dopodiché un sensore esterno (di solito attaccato al braccio con un adesivo o un elastico) funge da trasmettitore dei dati, inviati via bluetooth al cellulare del paziente, che a sua volta può condividerli con il proprio medico.“Questo tipo di monitoraggio è soprattutto una guida per l’interpretazione delle decisioni di stile di vita, prima ancora che delle scelte terapeutiche – sottolinea Massimo Balestri, Amministratore delegato di Roche Diabetes Care Italy, incontrato in occasione de l’11° edizione dell’Advanced Technologies & Treatments for Diabetes Congress, in corso a Vienna – Negli ultimi 20 anni, nonostante le grandissime innovazioni che abbiamo avuto a disposizione, non siamo riusciti a intervenire in modo sistematico sui comportamenti delle persone. Speriamo di riuscirci con il monitoraggio continuo”.

Entro il 2018 Roche lancerà la versione XL di Eversense, che permetterà di registrare dati fino a 180 giorni. In questo modo i pazienti dovranno sottoporsi al piccolo intervento sottocutaneo una volta ogni sei mesi.

I numeri del diabete
Secondo le stime dell’International Diabetes Federation, nel 2017 erano circa 425 milioni le persone nel mondo a soffrire di diabete. Questa cifra è destinata a crescere, superando i 629 milioni entro il 2045. È la quinta causa di morte nei Paesi sviluppati e rappresenta uno dei problemi sanitari più impegnativi del XXI secolo, anche per le complicanze correlate.

In Europa, solo il 6,5% delle persone con diabete riesce a raggiungere gli obiettivi previsti dalla propria terapia.
Queste difficoltà, secondo alcuni recenti studi, sarebbero da attribuire a quella che viene chiamata inerzia clinica, che comprende fattori relativi al paziente, al medico e al sistema assistenziale.

L’inerzia clinica contribuisce a far sì che le persone con diabete vivano con un controllo subottimale della glicemia per molti anni, con conseguenze drammatiche in termini di qualità della vita, morbilità e mortalità. Anche l’impatto sul Sistema Sanitario è rilevante a causa degli elevati costi associati al mancato controllo della malattia.

Oltre a fattori come la negazione della malattia, le difficoltà di tipo clinico, la depressione, la scarsa educazione alla salute, occorre considerare anche il poco tempo passato nell’ambulatorio del medico o una comunicazione di scarsa qualità. In media ogni paziente diabetico trascorre infatti meno di cinque ore l’anno nello studio di uno specialista.

La Gestione Integrata Personalizzata
“Quando si parla di inerzia clinica sono coinvolti più fattori e le soluzioni possibili prevedono il coordinamento di più approcci, che implicano cambiamenti fondamentali nel modo in cui viene prestata l’assistenza – spiega Jörg Hölzing, Global Head of Strategy, Marketing & Portfolio Management presso Roche Diabetes Care – Ciò comprende l’adozione di un approccio terapeutico strutturato, personalizzato, la cui efficacia è stata dimostrata dal programma di studio PDM ProValue”.

Il programma di studio PDM-ProValue è stato condotto in Germania su oltre 900 pazienti affetti da diabete seguiti da specialisti e medici generici. I risultati di questo studio prospettico, controllato e randomizzato a cluster sottolineano l’efficienza e l’efficacia dell’approccio di Gestione Integrata Personalizzata del Diabete (iPDM).

I risultati del PDM ProValue dimostrano che l’emoglobina glicata ha subito una diminuzione dello 0,5% nel gruppo iPDM durante i 12 mesi della durata dello studio (p<0,0001). Questa riduzione della HbA1c è paragonabile a ciò che si ottiene con la terapia medica ed è stata significativamente più pronunciata rispetto al gruppo di controllo (0,3%, p<0,0001). Nonostante la significativa riduzione dei valori di HbA1c, l’incidenza di episodi ipoglicemici (livello di glucosio nel sangue <70 mg/dl) è rimasta quasi immutata nel tempo.

“La Gestione Personalizzata del Diabete è un processo sistematico incentrato sull’interazione tra medico e paziente – afferma Bernhard Kulzer del Centro sul Diabete di Mergentheim, in Germania – La frequente visualizzazione dei risultati della terapia ottenuti mediante soluzioni digitali facilmente fruibili comporta correzioni della terapia significativamente più numerose e precoci, di tipo sia farmacologico che non farmacologico. Ciò migliora il controllo della glicemia, ma anche i parametri legati alla qualità di vita.”

La soluzione integrata proposta da Roche Diabetes Care integra non solo prodotti fisici come misuratori di glicemia, soluzioni per il monitoraggio continuo del glucosio, penne o microinfusori, ma anche servizi e soluzioni che favoriscono la connessione di tutte le parti coinvolte nella terapia del diabete.

Ne è un esempio la partnership conclusa com MySugr, un sistema approvato anche dalla Fda americana che si basa su una app per i pazienti, una sorta di “diario glicemico” capace di connettersi attraverso il bluetooth con alcuni dispositivi per la misurazione della glicemia e creare report e grafici con l’andamento dei valori glicemici o avere un calcolatore in grado di valutare la quantità di insulina necessaria in una determinata situazione

“Grazie alla tecnologia messa a disposizione da Roche Diabetes Care, che agisce in un ecosistema aperto, cioè in grado di comunicare con diverse tecnologie e sistemi digitali, intendiamo rendere possibile la raccolta, la contestualizzazione e l’analisi della moltitudine di dati rilevanti per la malattia, in sostegno delle decisioni dei medici, per prevenire o ritardare la progressione della malattia”, conclude Tim Jürgens, Global Head di Roche Diabetes Care Health Solutions & Services.

 

da Quotidiano Sanità