Natale a Milano

Mio fratello Lallo aveva 19 anni quando gli fu diagnosticato il diabete.
Fu ricoverato una settimana al San Raffaele di Milano e poi mandato a casa.

“Andrà tutto bene!” gli dissero. “Sei giovane, sei forte e la cura è dietro l’angolo”.

L’anno scorso Lallo aveva 37 anni e non poteva aspettare più per “questa” cura, e pensava che forse era troppo lontano da “quell’angolo”.
I suoi occhi erano già stati trattati più volte con il laser, aveva sofferto di neuropatia e i suoi reni si stavano distruggendo.
Così entrò in lista d’attesa per ricevere un trapianto di rene-pancreas, insieme a molti molti altri nella sua stessa condizione.

Non potrò mai dimenticare la vigilia di Natale dell’anno scorso: nevicava a Milano.
Le luci, le decorazioni sull’albero, che aveva voluto fare con i suoi nipotini, la musica, l’allegria dei bambini in attesa di aprire i regali, non riuscivano a rallegrare la nostra famiglia.
Non riuscivamo a sentire lo spirito del Natale perché Lallo peggiorava.
Era gonfio. La sua pressione continuava a salire nonostante le terapie. Si sentiva debole, distrutto.

Seduto sulla sua poltrona preferita, in pigiama, si girò verso di me.
I suoi grandi occhi castani erano tristi.
Senza dire una parola, con lo sguardo, mi chiese: “Il trapianto cambierà le cose?”

“Sì!” gli ho detto. E sperai che il mio ottimismo, la mia speranza lo sostenessero durante quei giorni.

Il 18 di ottobre del 2001 stavamo festeggiando il compleanno di mia madre: c’erano fiori e regali per lei.
Alle 17 squillo’ il telefono: era il Dr Davalli dal San Raffaele: “Lallo, i tuoi organi sono arrivati, c’è un donatore per te”:

Lo portai velocemente in ospedale. I nostri genitori, i suoi amici più cari erano con noi. Il Prof Cristallo esegui’ il trapianto nella notte.

Oggi Lallo ha un pancreas e un rene nuovi. Scherza, ha ripreso il suo lavoro e scambia battute con il meraviglioso Prof Secchi, il capo del programma trapianti di pancreas e di isole del San Raffaele, che gli ha restituito la speranza di vivere.

Quest’anno festeggeremo Natale con un ottimismo e una speranza che non avevamo più da 19 anni. E sarà finalmente “Natale”.

Allo stesso tempo i nostri cuori saranno colmi di tristezza e riconoscenza per quella famiglia che ha donato gli organi del proprio caro, che non dimenticheremo mai, e che considereremo d’ora in poi, un nuovo Angelo Custode a fianco di Lallo.

 

Daniela D’Onofrio, dicembre 2001