Non solo donne ‘con’ il diabete, ma donne ‘per’ il diabete. Giornata mondiale 2017
Nel mondo 1 donna su 10 ha il diabete, cioè circa 200 milioni, che le stime proiettano a 313 milioni entro il 2040. E il diabete non è tenero con le donne, visto che ne porta a morte 2,1 milioni ogni anno, collocandosi così al nono posto tra le principali cause di morte nel mondo. In Italia le donne con il diabete sono circa 2 milioni.
Le complicanze di questa condizione, anche se con qualche differenza, sono le stesse che per gli uomini: rischio di perdere la vista per la retinopatia, di amputazioni, di andare in dialisi per l’insufficienza renale, di morire per un infarto o per un ictus. Ma il diabete per le donne può significare anche difficoltà a concepire un figlio (2 donne su 5 di quelle con il diabete sono in età riproduttiva, ricorda l’International Diabetes Foundation) e devono fare più attenzione delle altre durante la gravidanza per la loro salute e quella del bambino.
Una gravidanza su 10 in Italia è inoltre insidiata dal diabete gestazionale, condizione ancora poco conosciuta e ricercata attraverso lo screening con la curva da carico glucidico, che mette a serio rischio la salute di madre e del figlio. E il gender gap relativo alla cura di tutte le malattie, penalizzante per le donne, è rintracciabile anche nel diabete. Barriere ‘rosa’ alla diagnosi e alle terapie si ritrovano soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, ma sono presenti, anche se in maniera meno marcata, anche nel nostro Paese, come si può desumere dai dati dell’ultimo report ARNO-diabete, realizzato dalla SID in collaborazione con CINECA.
“Quest’anno – ricorda il professor Giorgio Sesti, presidente della Società Italiana di Diabetologia – la Giornata Mondiale del Diabete (GMD) cade nel trentennale dell’approvazione della Legge 115/87 che ha sancito per la prima volta la necessità di svolgere azioni rivolte alla prevenzione e alla diagnosi precoce della malattia diabetica, al miglioramento delle modalità di cura dei cittadini diabetici, alla prevenzione delle complicanze, alle agevolazioni per l’inserimento dei diabetici nelle attività scolastiche, sportive e lavorative e al reinserimento sociale dei cittadini colpiti da gravi complicanze, al miglioramento dell’educazione sanitaria della persona con diabete e della sua famiglia e all’aggiornamento professionale del personale sanitario addetto ai servizi diabetologici. Grazie al modello assistenziale della Legge 115/87 basato sui team diabetologici si è potuto gestire efficacemente la malattia con benefici effetti sulle complicanze del diabete, sull’aumento dell’aspettativa di vita e sul miglioramento della qualità di vita”.
Ma il diabete resta ancora una patologia dalle conseguenze ampiamente sottostimate, dalla gravità mal percepita. Per questo bisogna continuare a fare awareness, in occasione della Giornata Mondiale, che si celebra in tutto il mondo il 14 novembre, per proseguire tutto l’anno. Con iniziative e linguaggi vari, in grado di raggiungere tutte le fasce della popolazione, come quelle messe in campo dalla SID in collaborazione con Federfarma (screening gratuito del diabete nelle farmacie nella settimana a cavallo della giornata mondiale) o come la campagna ‘Sfidiamo il diabete’ realizzata dalla ‘Fondazione Diabete Ricerca’ onlus e dalla SID, che vede anche la collaborazione dei supermercati ‘Esselunga’ per i prossimi sei mesi; un’iniziativa quest’ultima mirata a raccogliere fondi per la ricerca indipendente, più che mai vitale in Italia. Un’iniziativa che si svolge in un luogo molto importante per la prevenzione, perché le sane abitudini di vita a tavola cominciano dal momento in cui si fa la spesa e si scelgono i giusti alimenti.
“L’unico vero modo di arrestare il dilagare del diabete di tipo 2 – afferma il professor Enzo Bonora, presidente della Fondazione Diabete Ricerca – è un impegno massiccio delle donne: sono loro che si occupano dei pasti nella maggior parte delle famiglie, loro che possono far cambiare alcune abitudini diffusissime e poco salutari, loro che possono promuovere l’attività fisica dei propri figli e nipoti. E dipende da loro anche il sostegno alla ricerca: ai supermercati Esselunga vanno loro e sono loro che possono donare le loro ‘Fragole’ per sostenere la ricerca indipendente sul diabete”.
A Roma infine, il 12 novembre a Villa Borghese, si terrà una 5 Km non competitiva per sensibilizzare la popolazione alla giornata mondiale e ribadire l’importanza dell’attività fisica nella lotta a questa condizione. Ma le donne non sono solo vittime di questa condizione; possono diventare infatti importanti strumenti di cambiamento. A casa e nel lavoro. La percentuale dei camici rosa è destinata a prevalere sui maschi nel prossimo futuro e già le professioni di infermiere e dietista sono in stragrande maggioranza di appannaggio delle donne. Sono soprattutto le donne ad assistere gli anziani in casa e nelle Residenze Sanitaria Assistenziali (RSA); sono le donne a preparare i pasti, a somministrare farmaci, a misurare le glicemie, a somministrare l’insulina agli anziani in casa.
Il 20 per cento delle persone con diabete in Italia ha più di 80 anni e spesso dipende da donne care giver. Le donne con diabete insomma e quelle che non svilupperanno mai questa condizione possono diventare strumenti del cambiamento, indirizzando verso corretti stili di vita tutta la famiglia, imparando a conoscere e a far conoscere il vero volto del diabete, che è tutt’altro che ‘dolce’. E il loro aiuto sarà determinante per invertire la rotta dello tsnunami diabete, e fare in modo che in futuro, l’unica ‘onda’, alla quale andrà subito il pensiero, sarà solo quella del grande Hokusai.