Nuovi standard ADA ampliano l’impiego delle statine
La maggior parte dei pazienti con diabete dovrebbe essere trattata con una statina a un dosaggio almeno moderato, indipendentemente dal loro profilo di rischio cardiovascolari, stando a quanto si legge nell’aggiornamento annuale degli standard per la gestione dei pazienti con diabete dell’American Diabetes Association (ADA). Il documento è stato pubblicato poco prima di Natale su Diabetes Care.
Gli “Standards of Medical Care in Diabetes -2015″ – questo il nome del documento appena diffuso – spostano anche la raccomandazione ufficiale del ADA sulla valutazione dell’opportunità di trattare o meno i pazienti da decisione basata sui livelli ematici di lipoproteine a bassa densità (LDL) a decisione basata sulla valutazione dei rischi. Questo cambiamento porta la posizione dell’ADA in linea con l’approccio raccomandato nelle linee guida dell’American College of Cardiology (ACC) e dell’American Heart Association (AHA), pubblicate nel 2014 sul Journal of the American Journal of Cardiology.
La raccomandazione attuale sull’uso delle statine è “un cambiamento piuttosto marcato nel modo in cui forniamo la cura, anche se non così marcato in termini di ciò che viene prescritto alla maggior parte dei pazienti” ha detto Richard W. Grant, del Kaiser Permanente Northern California di Oakland, presidente del comitato che ha stilato le nuove raccomandazioni.
“Siamo in accordo con le linee guida sui lipidi del 2013 dell’ACC e l’AHA circa il fatto che la decisione di prescrivere una statina dovrebbe basarsi sul rischio di malattia cardiovascolare di un paziente ed emerge che quasi tutti i pazienti con diabete di tipo 2 dovrebbero prendere una statina” ha affermato Grant in un’intervista.
Le nuove indicazioni dell’ADA raccomandano una dose “moderata” di statine per i pazienti diabetici di età compresa tra i 40 e i 75 anni, nonché per quelli over 75, anche se non hanno altri fattori di rischio di malattia cardiovascolare.
Il dosaggio dovrebbe essere intensificato ed essere “alto” per i pazienti con una diagnosi di malattia cardiovascolare e per quelli di età compresa tra i 40 e i 75 anni, con altri fattori di rischio di malattia cardiovascolare. Per i pazienti al di sopra dei 75 anni con fattori di rischio di malattia cardiovascolare, i nuovi standard dell’ADA raccomandano un dosaggio moderato o elevato.
Tuttavia, per i soggetti al di sotto dei 40 anni senza malattie o fattori di rischio cardiovascolare, gli standard rivisti non richiedono alcun trattamento con statine, mentre viene indicato un dosaggio moderato o elevato per i pazienti al di sotto dei 40 anni con fattori di rischio cardiovascolare e un dosaggio elevato per i soggetti con malattie cardiovascolari.
La raccomandazione dell’ADA di non sottoporre al trattamento con statine i pazienti diabetici più giovani e a rischio più basso è un po’ in contrasto con le raccomandazioni ACC/AHA del 2013. Per questo gruppo di pazienti, le linee guida ACC/AHA affermano che la terapia con statine deve essere personalizzata in base a considerazioni sui benefici legati alla riduzione del rischio di malattie cardiovascolari aterosclerotiche, alla possibilità di effetti collaterali e di interazioni tra farmaci, e alle preferenze dei pazienti.
I nuovi standard rivisti contengono poi numerose altre modifiche rispetto alla versione precedente, tra cui nuove anche indicazioni sui target pressori.
L’obiettivo raccomandato di pressione diastolica per i pazienti diabetici è stato portato a meno di 90 mmHg, con un aumento rispetto al target precedente, che era di 80 mmHg. Questa modifica segue una revisione del 2014 degli standard dell’ADA che ha aumentato il target di pressione sistolica a meno di 140 mmHg.
Grant ha spiegato che l’innalzamento del target di diastolica a meno di 90 mmHg è stato dettato soprattutto dalla necessità di adeguarsi alle migliori evidenze disponibili in letteratura, perché quelle a supporto di un target inferiore a 80 mmHg sono di bassa qualità.
Peraltro, i nuovi target di pressione inferiore a 140/90 mmHg armonizzano le indicazioni dell’ADA con quelle del 2014 dell’Eight Joint National Committee.
Il target di glicemia postprandiale ora raccomandato è, inoltre, di 80-130 mg/dl, mentre il limite inferiore era prima di 70 mg/dl. Questo cambiamento riflette i nuovi dati che correlano i livelli di glicemia con quelli ematici di emoglobina glicata.
Infine, negli standard aggiornati è stata creata una nuova sezione dedicata alla gestione delle pazienti diabetiche durante la gravidanza in cui sono riunite le informazioni che in precedenza erano sparse in tutto il documento, ha spiegato Grant. Nella sezione si affronta la gestione del diabete gestazionale e quella delle donne che avevano già il diabete di tipo 1 o di tipo 2 prima di rimanere incinte.
Diabetes Care 2015;38:S1-S94
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da PHARMASTAR