Primo intervento di trapianto di isole del pancreas a Palermo
Dopo essere stata confinata in pochi centri del Nord, la tecnica del trapianto delle insulae del pancreas, quelle responsabili della produzione dell’insulina, sbarca anche a sud di Roma. Il primo intervento di questo tipo, riferisce l’Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (Ismett) di Palermo, è stato effettuato ieri, e il paziente sembra rispondere bene al trattamento.
“Questa procedura non è alternativa al trapianto di pancreas intero, che in qualche caso dà risultati più duraturi, ma può essere utilizzata quando il paziente non può o non vuole sottoporsi al trapianto ‘completo’ – spiega Bruno Gridelli, direttore dell’Ismett -. Ad esempio in chi, come la persona che abbiamo operato ieri, ha già ricevuto un organo questa procedura è preferibile, perchè permette di non interferire con la terapia immunosoppressiva”.
L’intervento prevede due fasi: le cellule sono estratte dal pancreas di un donatore cadavere e purificate in laboratorio. Le 350 mila Isole Equivalenti vengono poi infuse nel sangue del paziente, da cui raggiungono il fegato dove si impiantano e iniziano la produzione di insulina.
Il metodo è stato messo a punto alla fine degli anni ’80 da Camillo Ricordi, direttore del Diabetes Research Institute di Miami e dal 2004 Presidente del Consiglio di Amministrazione di Ismett.
A coordinare il team di medici che ha effettuato l’intervento nell’istituto siciliano è stata Anna Casu, una diabetologa che ha studiato a lungo all’università di Pittsburgh prima di tornare in Italia, così come molti dei ricercatori che hanno preso parte al trapianto.
“Noi abbiamo lavorato per anni per raggiungere questo risultato – spiega Gridelli – il problema principale è mettere a punto la tecnica per preparare le cellule, per cui serve un laboratorio certificato che hanno pochi centri in Italia”.
Il paziente, un siciliano di 57 anni affetto da diabete di tipo 1 che aveva già subito un trapianto di rene, è in buone condizioni.
Lo scorso anno solo pochi di questi interventi sono stati effettuati nel nostro paese, spiega Gridelli, ma il numero ora potrebbe aumentare proprio grazie all’esperienza siciliana: “I pazienti potenzialmente candidati sono molti – conferma il direttore dell’Ismett – sempre tenendo presenti le indicazioni per questo intervento c’è spazio per un aumento considerevole dei casi”.
Da Blog Sicilia