“Crisi medico-paziente. Tutta colpa della medicina dei desideri”

La visione dei cittadini nei confronti della medicina non è più legata al concetto di malattia ma al concetto di salute. A questo hanno contribuito i media, che tuttavia hanno creato anche a un’immagine di benessere che ha traghettato dalla medicina delle cure verso la medicina dei desideri. Ed è in questa diversa visione della prestazione sanitaria che si sviluppa oggi il conflitto tra medico e paziente. Ne sono convinti Amedeo Bianco, presidente della Fnomceo, e Giuseppe De Rita, presidente del Censis, che sul tema si sono confrontati nel corso di un faccia a faccia organizzato su MedI@, il nuovo canale informativo della Fnomceo.

“Ci sono state delle trasformazioni, nella nostra società, che hanno molto cambiato la percezione che i cittadini hanno dell’assistenza medica”, ha spiegato De Rita. “Oggi al medico viene chiesto non solo di curare la fase acuta di una malattia, ma di accompagnare la persona nell’arco della vita per garantirne il benessere psico-fisico”. Questo, secondo De Rita, deriva in parte “dall’allungamento dell’età, che porta con sé malattie croniche, logoramento del corpo e fragilità”, ma anche dal fatto che “il paziente non vive più di soli bisogni, ma anche di desideri. Desiderio di essere in salute e di mantenere un buon equilibrio psico-fisico, perché questa è l’immagine che i media e la società moderna hanno creato, diffondendo conoscenze e l’idea di una potenzialità di salute che è diventata più importante del bisogno”.

In questo contesto si inserisce anche un dato importante: “Circa il 35 e il 40% della popolazione – ha spiegato De Rita – si autoprescrive un farmaco. Oggi esiste un forte rapporto di soggettività tra il cittadino e farmaco, e in parte con la medicina, così che il cittadino tende a bypassare l’indicazione del medico o a recarsi dal medico solo per richiedere quella specifica prescrizione”. Questo nuovo atteggiamento è confermato, secondo De Rita, dalla crescita della spesa sanitaria privata. “Il paziente ha la sensazione di essere padrone di se stesso e delle scelte per la propria salute”. Ma questo, secondo De Rita, ha anche incentivato il ricorso alla sanità lowcost da parte dei cittadini, per limitare il peso che la sanità ha sulle loro tasche.

D’accordo Bianco, che ha precisato come il problema però non stia tanto nel fatto che i cittadini sono più informati, cioè nella quantità delle informazioni, quanto nella “qualità delle conoscenze che vengono trasmesse e su cui si basano le aspettative dei pazienti”. I media, secondo il presidente della Fnomceo, “possono essere dei grandi educatori sull’uso della sanità e degli strumenti per proteggere salute e vita”, ma “non sempre fanno informazione corretta” e spesso “feriscono e colpiscono l’immagine del medico”. La medicina dei desideri inoltre, ha spiegato Bianco, “ha spiazzato i medici, che hanno una cultura di base essenzialmente riduzionista, anche in ragione della loro formazione, che è ancora molto legata al concetto di malattia più che al concetto di salute. Si crea così un conflitto di interpretazione che turbano la relazione di cura”. Secondo il presidente della Fnomceo, anche in questa nuova interpretazione della sanità, il medico deve però acquisire un ruolo di “guida” nei confronti del paziente, “perché il consumismo in salute è minaccioso per salute stessa”.

Attenzione, dunque, al low cost. “Esiste un’associazione tra il self-care e il low-cost. Sono due esigenze che si incontrano e che si alimentano a vicenda”, ha affermato Bianco secondo il quale l’autocura “non è un principio del tutto sbagliato”, ma dovrebbe tradursi in “stili di vita corretti”. La “medicalizzazione della cura di sé” è quindi stata un degenerazione che può essere anche molto pericolosa, ha avvertito il presidente della Fnomceo. “Sicurezza e appropriatezza” sono due fattori essenziali quando si parla di ricorso alla medicina e assunzione di farmaci. Per questo Bianco ha invitato i cittadini a ricorrere sempre a prodotti, professionisti e strutture in grado di garantire sicurezza e appropriatezza delle terapie.

Come superare, quindi, il gap tra “medicina dei desideri e medicina delle cure”? Per Bianco la soluzione è “nella relazione di cura. Il medico non può accettare ansie prestazionali. Nella relazione medico-paziente va ritrovato quella partnership che conduce al corretto dimensionamento della salute in ogni persona, con la sua storia, con il suo fisico”.

 

da Quotidianosanità.it