Quanto è importante la dieta nella prevenzione e gestione del diabete mellito tipo 2
Le persone affette da diabete mellito nel mondo sono circa 382 milioni, pari all’8.3% della popolazione e si stima che raggiungeranno i 592 milioni entro il 2035 (http://www.idf.org/diabetesatlas). Nel 2013 sono stati spesi per i costi sanitari del diabete $ 147 bilioni in Europa, $ 263 bilioni in nord America e nella zona caraibica (http://www.idf.org/diabetesatlas).
Il diabete è divenuto la prima causa di mortalità nei soggetti giovani (http://www.idf.org/diabetesatlas). Il diabete è considerato un fenomeno pandemico, legato a cambiamenti economici e comportamentali. Da non sottovalutare sono anche i cambiamenti lavorativi avvenuti negli ultimi decenni, si è passati da lavori manuali molto pesanti a lavori sedentari. Lo stile di vita di questi ultimi anni ha comportato anche una modificazione profonda nello stile di dieta adottata (Nutr Rev 2012; 70: 3-21). Sono cresciuti numericamente i ristoranti chiamati “fast food”, di conseguenza è incrementata anche la distribuzione di diete non salutari e di bevande zuccherine e diete ricche in calorie. Nelle ultime decadi nel mondo sia per i maschi sia per le femmine si è registrato un incremento del peso corporeo, dovuto a una modificazione dell’alimentazione per i motivi illustrati e per una sensibile diminuzione dell’attività fisica (NEJM 2013; 369: 954-64).
È noto che un incremento dell’indice di massa corporea (BMI) è un fattore di rischio importante per lo sviluppo di diabete, ma un legame ancora più evidente sussiste tra la circonferenza addominale e il rischio di sviluppare diabete (Epidemiol Rev 2007; 29. 115-28). Non solo la quantità degli alimenti introdotti con la dieta è importante, ma è altresì importante la qualità degli alimenti. L’introduzione di grassi vegetali rispetto ai grassi animali produce dei vantaggi (Diabetologia 2066; 49: 289-97). Il Nurses’ Health Study ha dimostrato come un’introduzione di acidi grassi polinsaturi omega-6 fosse associata a un minor rischio di sviluppare diabete (Am J Clin Nutr 2001; 73: 1019-26).
Una dieta ricca di fibre, specialmente fibre di origine da cereali, riduce il rischio di diabete mellito tipo 2 (Arch Intern Med 2007; 167: 956-65). In diverse metanalisi di studi prospettici si è evidenziato come bassi valori di GI (glycaemic index) e di GL (glycaemic load) siano legati a un basso rischio di diabete, indipendentemente dal contenuto di fibre nella dieta (Am J Clin Nutr 2014; published on line April 30). Nella dieta è importante anche valutare le vitamine e i Sali minerali. La quantità di magnesio introdotta è inversamente proporzionale al rischio di diabete (Diabetes Care 2011; 34: 2116-22), così come le concentrazioni di 25-idrossivitamina D (Diabetes Care 2013; 36: 1422-28); il rischio cresce con l’introduzione di ferro (PLos One 2012; 7: e41641). Il rischio di sviluppare diabete aumenta anche con l’introduzione di bevande zuccherine (Diabetes Care 2010; 33: 2477-83).
L’alcol e il diabete sono legati con una curva J; il consumo di alcol che fornisce protezione verso il diabete è di 24 g/die per la femmina e di 22 g/die per il maschio, diventa dannoso quando supera i 50 g/die per la femmina e i 60 g/die per il maschio (Diabetes Care 2009; 32: 2123-32). La dieta mediterranea in diversi studi prospettici ha dimostrato di essere un fattore protettivo nei confronti del diabete (Diabetes Care 2011; 34: 14-9; Ann Intern Med 2014; 160: 1-10; Diabetes Res Clin Pract 2010; 89: 97-102; Diabetes Care 2011; 34: 1913-18). Le persone con diabete mellito tipo 2 hanno un rischio doppio per le malattie cardiovascolari (NEJM 2011; 364: 829-41).
L’attesa di vita per una persona con diabete mellito tipo 2 a 40 anni si stima essere minore di 6-7 anni (NEJM 2011; 364: 829-41). Risultati di studi post hoc dello studio UK Prospective Diabetes Study hanno evidenziato come ci sia una stima di riduzione del rischio di diabete di circa il 15% in meno con la diminuzione dell’1% del valore di emoglobina glicata.
È importante, in conclusione, rilevare come dopo il 2008 sia la Food and Drug Administration sia l’European Medicines Agency abbiano richiesto sempre più dati certi sulla sicurezza cardiovascolare dei farmaci antidiabetici orali.
Lancet 2014; 383: 1999-2007; Lancet 2014; 383: 2008-17