Rischio cardiovascolare: reumatici come i diabetici
È tempo di cominciare a pensare alle persone affette da artrite reumatoide come soggetti caratterizzati da un alto rischio di incorrere in malattie cardiovascolari e perciò agire di conseguenza mettendo a punto appositi programmi. È infatti noto da tempo che le probabilità che un paziente reumatico vada incontro a infarti, ictus o occlusioni di arterie periferiche sono decisamente più alte rispetto alla popolazione generale. Ma finora nessuno aveva quantificato a quanto questo rischio ammontasse. A farlo ci ha pensato ora uno studio condotto da un consorzio di centri medici e università olandesi che ha confrontato la diffusione delle malattie delle arterie in pazienti affetti da artrite reumatoide, persone sane e malati di diabete di tipo 2. Il diabete, infatti, scrivono i ricercatori «può essere considerato un utile termine di paragone e [qualora si rendesse necessario] le strategie adottate per i pazienti diabetici potrebbero essere esportate anche ai pazienti reumatici».
LO STUDIO – Pubblicata su Annals of the Rheumatic Diseases, la ricerca ha evidenziato che malattie coronariche, delle arterie periferiche e di quelle cerebrali hanno una diffusione più che doppia nelle persone affette da artrite reumatoide rispetto alla popolazione generale (12,9% per le prime, 5% per la seconda) e perfettamente sovrapponibili a quelle tipiche della popolazione diabetica (12,4%). La manifestazione delle diverse patologie nei pazienti reumatici e diabetici è però completamente diversa: vi è una predominanza delle malattie che riguardano le arterie che irrorano il cuore (le coronarie) nei primi, di quelle periferiche nei secondi.
L’INFIAMMAZIONE – Diverse le ipotesi che i ricercatori avanzano per giustificare il fenomeno. Di certo non bastano i fattori di rischio convenzionali a spiegarlo, né il fatto che, alle prese con la difficile gestione dell’artrite reumatoide, spesso i pazienti trascurino altre patologie. Più probabile allora un’altra teoria. «Studi epidemiologici, clinici e di laboratorio – scrivono i ricercatori – hanno mostrato che il sistema immunitario e l’infiammazione giocano un ruolo preponderante in tutti gli stadi di evoluzione dell’aterosclerosi e contribuiscono in maniera decisiva all’aumento del rischio cardiovascolare». «La presenza di un’infiammazione cronica – continuano – implicata sia nell’origine dell’artrite reumatoide, sia in quella del diabete e dell’aterosclerosi sembra quindi essere il filo che unisce le tre patologie». Qualunque sia la causa prima, resta il fatto che l’aumento di rischio è tangibile. «Ciò – conclude il team olandese – enfatizza la necessità di una gestione mirata del rischio cardiovascolare nei pazienti reumatici».
di Antonino Michienzi
da Corriere.it Supplemento Salute