Staminali: ok ripara-cuore, ma futuro trapianti e’ artificiale
Le staminali cardiache potranno essere utili per riparare i danni da infarto, come ha dimostrato un articolo appena pubblicato su Lancet, ma difficilmente questa tecnica sostituira’ i trapianti, campo in cui invece l’utilizzo di dispositivi artificiali e’ sempre piu’ una realta’. Lo afferma Cesare Scardulla, responsabile del reparto di cardiologia dell’Ismett (Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione) di Palermo.
“Bisogna distinguere due diversi campi di applicazione, o ‘setting’ – spiega l’esperto – l’articolo su Lancet ha dimostrato che le staminali possono essere utili per problemi acuti, in cui possono riparare almeno in parte le lesioni. Piu’ difficile e’ invece intervenire con queste tecniche su cuori piu’ danneggiati, ad esempio da problemi congeniti, dove sarebbe necessario un trapianto. In questo caso rigenerare il tessuto non basta, perche’ il tessuto sostituito deve anche operare all’unisono con tutti gli altri, e questo e’ molto difficile, e richiedera’ tempi dell’ordine dei decenni”.
Piu’ a portata di mano per risolvere il problema dell’attesa di organi per il trapianto e’ l’utilizzo di dispositivi artificiali: “In questo campo si e’ partiti pochi anni fa con dispositivi artificiali di assistenza grandi come armadi, e ora invece hanno le dimensioni di un cellulare – spiega Scardulla – gia’ ora riusciamo a impiantare dispositivi che permettono una buona sopravvivenza per mesi e addirittura anni, e i progressi nella bioingegneria metteranno presto a disposizione organi capaci di sostituire definitivamente il cuore”.
Sul fronte delle staminali le applicazioni piu’ promettenti, oltre appunto a quelle per le lesioni acute, sono per altri organi: “Per la medicina rigenerativa sta sperimentando, insieme all’universita’ di Pittsburgh, applicazioni molto promettenti nella cura del diabete e per il trapianto di pancreas e di fegato – afferma l’esperto – mentre in generale i progressi piu’ interessanti sono nella rigenerazione delle ossa”.
(ANSA).