Staminali per ogni male guerra alle false promesse

Una zuppa di staminali ci salverà, promette da una finestra internet un medico ammiccante. Nelle “cliniche della speranza” diffuse in Cina, Thailandia, Ucraina, Costarica o Brasile ogni male può essere sconfitto con un’iniezione di cellule miracolose: diabete o distrofia, autismo o epilessia, perfino calvizie e impotenza sessuale (condizioni che nulla hanno a che vedere con le proprietà, anche solo presunte, delle staminali).

Non importa che i successi di queste cellule, in campo clinico, non siano ancora maturi e gli scienziati chiedano tempo per mettere a punto terapie sicure (le sperimentazioni richiedono in media da cinque a dieci anni). Tanto torbido è diventato il mercato delle false promesse che la “Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali” dal suo congresso di Filadelfia ha deciso di mettere in guardia i pazienti contro i “venditori di olio di serpente”. Allusione aperta alla Cina, il paese dove libertà di cure e mancanza di controlli fanno prosperare il mercato delle promesse.

Giulio Cossu, ricercatore del San Raffaele di Milano, si occupa di staminali da quando una decina di anni fa le cellule “sempre bambine” divennero uno dei settori di punta della medicina. Oggi da Filadelfia allarga le braccia: “Ogni malattia presente sui manuali di medicina può essere curata con le staminali, secondo questi signori. Noi prepareremo un manuale con dei consigli semplici per evitare che i pazienti rimangano truffati”.

Timothy Caulfield dell’università dell’Alberta ha presentato a Filadelfia il suo censimento delle “cliniche della falsa speranza”. Gli è bastato inserire su Google le parole “stem cell therapies” o “stem cell treatment” per veder comparire oltre trenta offerte di trattamento. Il prezzo medio di 20mila euro comprende un ciclo di iniezioni con presunte cellule staminali (la provenienza non è indicata), senza tenere conto delle spese di alloggio o di degenza.
Filippo Buccella è presidente dell’associazione di genitori con figli colpiti dalla distrofia di Duchenne “Parent Project Onlus”. “Mi è capitato spesso di incontrare famiglie che per disperazione si sono rivolte all’estero, in Ucraina e in Cina”. La sua prima esperienza risale al 2000, quando una famiglia del Molise incappò in un sito internet che prometteva risultati miracolosi. “C’erano anche delle testimonianze di bambini guariti dalla distrofia di Duchenne in una clinica ucraina, ma ovviamente senza cognomi né riferimenti certi. Il ragazzo molisano venne visitato da un medico italiano che fungeva da tramite. Da allora è stato a Kiev tre o quattro volte. Naturalmente non è migliorato. Ma tutto il paese si preoccupò di organizzare una colletta. Perfino un giornale locale dedicò due pagine al caso, invitando i lettori a raccogliere fondi. Cosa potevano dire i genitori al ritorno, se non che ne era valsa la pena?”

George Daley, presidente della Società internazionale per la ricerca sulle cellule staminali, è molto chiaro sui limiti che queste cellule incontrano quando si tratta di uscire dai laboratori di ricerca per entrare nelle corsie degli ospedali: “A eccezione dei trapianti di midollo osseo e delle trasfusioni di sangue, non ci sono ancora cure con le staminali efficaci e sicure al cento per cento. Ma c’è un mercato che prospera inventando prospettive di cura per pazienti disperati”.

E a un mese dalla morte a Firenze di una ragazza diabetica che si era affidata all’omeopatia interrompendo le cure fissate dai medici, il racconto di Buccella ha il sapore del déjà vu: “È difficile capire con certezza cosa viene somministrato ai pazienti nelle cliniche ucraine o cinesi. Ma spesso in questi laboratori improvvisati il primo passo è interrompere le medicine che erano state prescritte a casa”.

 

 

di Elena Dusi

da Repubblica.it

15 giugno 2008