Trapianto rene-pancreas cura salvavita: ma la speranza è riposta nelle staminali

Il trapianto combinato pancreas-rene è in grado di prolungare la sopravvivenza dei pazienti con diabete di tipo I in dialisi o con insufficienza renale cronica.
Un vero intervento salvavita, soprattutto per pazienti giovani di circa quarant’anni che soffrono, però, di questo morbo da 20-25 anni.
Molti studi dimostrano che la sopravvivenza dei diabetici trapiantati, dopo 4 anni dall’intervento, può raggiungere anche il 90 per cento contro il 58 per cento di chi rimane in lista d’attesa.

Dal 1980 al dicembre 2004 sono stati schedati 23 mila trapianti di pancreas: di questi 17 mila negli Usa e 6 mila nel resto del mondo, 500 dei quali in Italia.
Nel 70-75 per cento dei casi il paziente riceve sia il rene che il pancreas (SPK), nel 15 per cento circa il pancreas, dopo aver già subito un trapianto di rene (PAK), mentre nel 10 per cento viene sottoposto ad un impianto di pancreas isolato (PTA).
Il vantaggio di quest’ultimo intervento non è liberare il paziente da una terapia “cronica” (è vero che il diabetico smette di prendere l’insulina, ma è costretto a seguire una terapia antirigetto altrettanto pesante), ma di riuscire a preservare le sue funzioni renali ancora ragionevolmente conservate.

Sono invece circa 800 (oltre 60 in Italia) i trapianti di isole di Langerhans censiti dall’Iitr. Questa procedura, ancora oggi, è considerata sperimentale perché presenta non pochi problemi, come la difficoltà di reperire un numero sufficiente di isole (occorrono più pancreas per un solo paziente e inoltre i donatori non possono avere più di 45-50 anni), la necessità di dover sottoporre il diabetico ad una terapia immunosopressiva molto disagevole e, non ultimo, la limitata capacità di sopravvivenza delle isole trapiantate.

Gli interventi prescritti rappresentano dei fondamentali strumenti terapeutici, riescono a normalizzare i valori di glucosio nel sangue e, quindi, ad eliminare le complicanze acute del diabete, ma non liberano dalla malattia.

Le sole speranze di guarigione possono venire dall’impiego delle cellule staminali e dalla terapia genica.

 

 

di Giuseppe Memoli, diabetologo

da House Hospital, Il Denaro

8 ottobre 2006