Troppi errori «tecnici» con l’insulina
La glicemia è fuori controllo e allora si aumenta la dose di insulina. Accade a molti pazienti, ma spesso non è vero che la malattia stia peggiorando: può anche solo essere colpa di iniezioni fatte male, un errore che rischia di compromettere il successo della cura e anche di gonfiare le spese sanitarie. Lo dimostrano dati discussi durante l’ultimo congresso della Società Italiana di Diabetologia (SID), secondo cui lo spreco economico correlato agli sbagli nella modalità di iniezione di insulina si aggirerebbe sui 20-30 milioni di euro l’anno. Anche per questo il nuovo manifesto dei diabetologi italiani si sofferma sulla necessità di istruire adeguatamente i pazienti riguardo al trattamento, accertando poi che sia eseguito in modo corretto semplicemente controllando l’addome durante ogni visita.
«Se tutti i giorni, magari per tre volte, il diabetico si fa l’iniezione sempre nello stesso punto, il tessuto reagisce con un’atrofia locale (lipodistrofia ) – spiega Giorgio Sesti, presidente della Sid -. Si forma una sorta di piastra di tessuto connettivo fibroso in cui ci sono pochi vasi, per cui l’insulina non va in circolo come dovrebbe e risulta meno efficace perché le occorre più tempo per distribuirsi. Si tratta di un errore comune: molti vedono che dopo l’iniezione la glicemia resta alta e allora incrementano il dosaggio, senza che ce ne sia bisogno, spendendo di più per il farmaco e per giunta rischiando un’altalena di variabilità glicemica dovuta al cattivo assorbimento, che non si verificherebbe alternando il sito dell’iniezione, con una rotazione fra pancia, cosce, gambe e braccia».
Insegnare ai pazienti come comportarsi è importante, soprattutto ai più anziani con diabete di tipo 2, che non di rado hanno bisogno di insulina e spesso continuano a iniettarla nello stesso punto perché cambiare abitudini a una certa età è più difficile. Gli errori però non finiscono qui, come sottolinea Sesti: «Tanti sprecano dosi di insulina facendo due o tre “clic” con le pennette per assicurarsi che non ci siano bolle d’aria: ne basta uno, se esce la gocciolina si può star tranquilli. Un errore ancora più diffuso, e pericoloso, frequente nei più giovani, è non adeguare ciò che si mangia o l’attività fisica all’insulina: se per esempio si è previsto un pasto e poi per qualche motivo si digiuna si rischia l’ipoglicemia, lo stesso accade se ci si dedica all’esercizio fisico e non si fa uno spuntino o non si adegua la dose d’insulina di conseguenza». Meno “critici” i farmaci diversi dall’insulina, oggi in gran parte privi del pericolo di ipoglicemie e di interazioni con i cibi e gli altri medicinali.
Tuttavia non mancano i problemi anche con le cure più semplici. «Tuttora molti diabetici rifiutano o sottovalutano la loro malattia: vedono la glicemia normalizzarsi con il trattamento e lo interrompono credendo di essere guariti – fa notare il diabetologo -. Il diabete però è una malattia cronica, che si cura ma non guarisce: non dà segno evidente di sé ma ha conseguenze gravi se non viene ben trattata, perciò l’aderenza alla terapia è fondamentale. Oggi, grazie a farmaci innovativi e cure adeguate, i diabetici hanno una sopravvivenza media simile a quella di chi non ha problemi di glicemia; per allungare la vita e migliorarne la qualità però è essenziale non trascurare i medicinali, anche negli anziani che spesso devono prendere fino a dieci pillole al giorno. La terapia anti-diabete non va sospesa, altrimenti la probabilità di problemi cardiovascolari, insufficienza renale, cecità, amputazioni e via dicendo cresce in modo significativo».
di Elena Meli