Umbria. Diabete. Protocollo Regione-Coordinamento malati
Una base per far partire un lavoro congiunto per la prevenzione del diabete e per supportare le persone già affette dalla patologia. In una nota la Regione riassume così il senso del protocollo d’intesa firmato ieri pomeriggio a Perugia nella sede della Giunta regionale di Palazzo Donini, tra la Regione Umbria e il Coordinamento persone con diabete dell’Umbria.
Il documento ha tra i suoi obiettivi anche quello di valorizzare, attraverso il Coordinamento regionale, l’apporto delle associazioni per la buona riuscita su tutto il territorio umbro, dell’applicazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale sul diabete, riconoscendo ai volontari anche l’opportunità di accedere alla formazione al fine di garantire il loro sostegno alle attività di promozione della salute.
Nel corso dell’incontro è stato evidenziato che la firma del documento è in linea con il Piano Nazionale per la malattia diabetica, che tra i primi obiettivi prevede quello di favorire varie forme di partecipazione, anche attraverso il coinvolgimento di associazioni riconosciute di persone con diabete. “Recependo l’accordo tra Stato e Regioni – spiega la nota -, la Regione Umbria ha approvato un percorso diagnostico terapeutico assistenziale regionale sul diabete, che riconosce un ruolo importante nell’assistenza anche alle associazioni di volontariato in particolare per la prevenzione di questa malattia che ha una forte ricaduta sul sistema sanitario nazionale e regionale anche in termini di costi”.
Ora, con la firma del documento la Regione si impegna a promuovere presso gli altri livelli istituzionali del Servizio sanitario regionale il riconoscimento del ruolo delle organizzazioni di volontariato, garantendo spazi di rappresentanza qualificata presso le singole strutture, nonché a garantire la partecipazione qualificata del Coordinamento e delle organizzazioni di volontariato da esso rappresentate all’attività di progettazione, gestione e valutazione della formazione dedicata ai volontari, non escludendo il contributo ad organizzazioni di volontariato già attive in campo socio-sanitario.
Tra gli obiettivi è prevista anche l’attivazione presso il Servizio regionale competente della Direzione Salute e Coesione sociale, di un gruppo di lavoro preposto al monitoraggio sull’applicazione del percorso diagnostico terapeutico assistenziale sul territorio regionale, così come previsto dal Piano Nazionale sulla Malattia Diabetica.
Inoltre, “con il supporto e il contributo del Coordinamento e delle organizzazioni di volontariato, si vuole promuovere e garantire l’attività di prevenzione primaria a tutta la popolazione regionale attraverso l’organizzazione di eventi di sensibilizzazione, corsi di formazione, realizzazione di punti di informazione e laboratori didattici, con una specifica vocazione verso le fasce deboli più esposte al rischio di contrarre la patologia diabetica, fra cui anziani, disabili e immigrati, ricercando un rapporto privilegiato con la rete dell’associazionismo territoriale rappresentato anche dai Cesvol e con le istituzioni educative e scolastiche del territorio”.
Il Coordinamento, da parte sua, si impegna “a garantire la presenza, concordata con la direzione della singola struttura sanitaria, di soci qualificati per attività di informazione, a collaborare con propri rappresentanti al gruppo di lavoro di monitoraggio assicurandone la riservatezza sui lavori svolti, a partecipare alla progettazione ed esecuzione delle attività di informazione e formazione rivolte alle fasce deboli con particolare riguardo alla popolazione scolastica a rischio, con propri soci ed anche non soci, purché dotati di adeguati e documentati curricula professionali, senza oneri aggiuntivi”.
Tra i propositi è stata espressa anche la volontà di redigere un notiziario periodico con il contributo delle singole associazioni.
Il presidente del Coordinamento persone con diabete dell’Umbria, Luigi Lanna, ha evidenziato che per la realizzazione del Piano Nazionale “c’è bisogno del coinvolgimento e del ‘convincimento’ del paziente ad adottare un corretto stile di vita per tenere sotto controllo la malattia e, in alcuni casi, fare una diagnosi precoce. In questo contesto il lavoro di informazione e prevenzione è fondamentale e le associazioni del territorio possono svolgere un ruolo importante”.