Un iPod per il diabete
Assomiglia a un mezzo uovo sodo e ha cambiato la vita di migliaia di ragazzini americani; in Italia potrebbe arrivare entro la fine dell’anno. È l’ OmniPod® , la prima “pompa-cerotto” da insulina, wireless e tubeless ( cioè senza tubi per erogare l’insulina), realizzata dalla Insulet Corporation , una start up americana del Massachusetts. L’ OmniPod , oltre ad essere un piccolo miracolo tecnologico è anche una filosofia: il suo design (e in parte anche il nome) si ispira ai gadget della Apple ed è la prima pompa da insulina usa-e-getta , precisissima ma a bassissimo costo; insomma una specie di Swatch della terapia del diabete. “L’ OmniPod “, spiega Paolo Di Bartolo dell’Università di Ravenna, promotore del gruppo di studio “Tecnologia e Diabete” del gruppo inter-associativo Sidamd , “si cambia ogni 3 giorni e il paziente, dopo averlo fatto aderire al braccio, all’addome o alla gamba, lo attiva con uno speciale palmare (un Personal Diabetes Manager, PDM) che dialoga in modo wireless con l’ Omnipod e che il paziente usa per programmare le unità di insulina da assumere”. A parte sauna e bagno turco, Omnipod può essere indossato sempre, anche per fare una nuotata in piscina, a tutto vantaggio del compenso metabolico. Pensato per i pazienti con diabete di tipo 1, presto potrebbe essere usato anche da quelli con diabete di tipo 2, oltre che per la somministrazione di alcuni farmaci oncologici, anti-dolorifici e contro l’infertilità. “I microinfusori di cui disponiamo oggi”, prosegue Di Bartolo, “vanno fissati alla cintura e collegati al paziente con un tubicino lungo 60- 100 cm . Questo rende un po’ impegnativo convivere con il device che intrude nella vita di tutti i giorni. Il futuro, anche per il diabete di tipo 2, è rappresentato dalle pompe-cerotto, sempre più piccole, da utilizzare sia per l’ insulinizzazione basale che per i “boli” di insulina ai pasti principali. Il monitoraggio continuo della glicemia sarà poi la vera rivoluzione dei prossimi anni. Nel sottocute della parete addominale si inserisce un ago sensore, in materiale plastico o metallico, spesso come un capello, che si collega ad un trasmettitore grande come una conchiglia. Le nuove pompe-cerotto, integrate con questi device arriveranno in Italia a fine 2010″. E intanto Medtronic è pronta a lanciare sul mercato il primo microinfusore che si blocca da solo quando il paziente va in ipoglicemia. Un ulteriore passo verso il pancreas artificiale. Ma, a guardare gli studi presentati a New Orleans all’Ada (American Diabets Association), anche la ricerca di terapie per il diabete di tipo 1, una malattia autoimmune, non è meno attiva. Vaccini, farmaci biologici e anti-infiammatori sono al centro di una serie di studi sperimentali, raggruppati nel Type 1 Diabetes TrialNet , un programma di ricerca internazionale, diretto dai National Institutes of Health (NIH), che sta esplorando vari approcci per prevenire o ritardare la comparsa del diabete di tipo 1. “Un primo passo importantissimo”, spiega Peter Gottlieb , professore di pediatria al Barbara Davis Centre dell’Università del Colorado, “è l’identificazione precoce di chi è destinato a sviluppare la malattia, ricercando la presenza di auto-anticorpi ( anti-insula , anti-insulina e anti-GAD )”. Questo screening, per il quale basta un prelievo di sangue, consente di rivelare un aumentato rischio di diabete anche 10 anni prima della comparsa dei sintomi della malattia e chi ha una storia familiare di diabete di tipo 1, ha una probabilità su 25 di ammalarsi a sua volta (nella popolazione generale, è di 1 su 300). Tra i nuovi approcci terapeutici al vaglio dei ricercatori, i cosiddetti “vaccini” anti-diabete, mirati a spegnere o a modulare la risposta immunitaria che distrugge le cellule beta pancreatiche dei piccoli pazienti, l’impiego dei biologici (anticorpi umanizzati, come gli anti-CD3 che rallentano la progressione dei diabete di tipo 1 per 6-18 mesi o gli anticorpi anti-IL1); l’impiego di rituximab , un anticorpo monoclonale anti-linfociti B, utilizzato finora nei pazienti con linfoma e con artrite reumatoide. Il tasso di diabete di tipo 1 è più che raddoppiato negli ultimi 30 anni, con un aumento del 3% l’anno e ciò sembra essere legato a fattori ambientali. In Italia sono circa 20 mila l’anno le neodiagnosi di diabete di tipo 1 e 150 mila i pazienti; solo il 10% di loro è trattato con infusori, contro il 31% degli americani.
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di Maria Rita Montebelli Tratto da: La Repubblica.it, Supplemento Salute |