Un papà … in campo (PEDerPAN)
Ciao a tutti,
sono Davide il papà di Alessandra e vi scrivo dal campo per il Pancreas artificiale a Bardonecchia.
Molti di voi stanno seguendo da vicino quanto avviene in questa sperimentazione, trattenendo il fiato nella speranza del raggiungimento di un sogno, con la paura che qualcosa ci porti ad un brusco risveglio.
Incrociate le dita per i nostri e i vostri ragazzi e ci supportate da lontano con parole, post e condivisioni.
E’ appunto per condividere con voi gli splendidi momenti che sto vivendo, che scrivo queste poche righe.
Spesso pensando ai progressi compiuti in questi anni ed al campo PA (Pancreas Artificiale) subito si pensa alla tecnologia, “algoritmi”, valori in salita e discesa, rilevatori sottocutanei, processori e connessioni blu thooth piccoli “pancreas artificiali” stile Robocop.
Arrivando al campo si capisce che questo progetto è fatto di tutt’altro.
E’ fatto di persone.
Persone speciali, di cuore e con a cuore un solo obiettivo che li accomuna:
ottenere una vita migliore per i nostri ragazzi.
Le persone che hanno creduto e credono in questo progetto sono le più disparate.
Dai dottori che hanno dedicato la vita alla cura dei nostri piccoli, che hanno dato le direttive per tentare di portare alla normalità una vita di ipo e iper; agli ingegneri, tecnici e affini che hanno seguito le direttive trasformandole in algoritmi e device.
Dai coordinatori che hanno messo insieme le competenze di tutti per indirizzarle nella giusta direzione, cercando i fondi per trasformare l’idea in un progetto concreto; a tutti coloro amici, parenti, conoscenti, passanti, associazioni che hanno donato soldi e tempo per far si che il campo si potesse effettuare.
Tutte queste persone io ringrazio dal profondo del cuore.
Vivendo al campo ti accorgi che tutti sono qui per aiutarci con le loro competenze, ma che non si limitano a questo.
Prima di essere professionisti seri e preparati (dal protocollo non si sgarra, tutto è condotto con la massima diligenza) sono persone speciali che gioiscono, piangono e vivono con noi.
Allora vedi la dottoressa Rabbone che imbocca una splendida bimba di 6 anni, Alice, perchè ha una glicemia bassa e non vuole mangiare (la mamma non sa più che fare) e tutti i genitori, non importa di chi siano in coro la incoraggiano ottenendo il risultato, ipo evitata e bambina sorridente.
Osservi il Dott. Tinti scherzare con i ragazzi del campo fra una glicemia e l’altra.
Professionisti presenti giorno e notte, che citando una mamma in un post, arrivano nel cuore della notte per darti una mano, ma sempre con il sorriso e una battuta pronta.
Vedi dottori e ingegneri di Torino, Milano, Roma, Napoli, Verona e Padova che oltre che portare il peso di anni di studio, portano sulle spalle anche i nostri bambini per finire la staffetta organizzata dalla splendida animazione presente per tutti i bimbi.
I bambini si stanno divertendo un mondo e sono stupendi.
Sopportano i protocolli, le regole ma soprattutto sono uniti; grandi e piccoli, da qualunque parte provengano, insieme nonostante le differenze.
Invece diabete non fa distinzioni colpisce chiunque, qui al campo sono presenti operai, dottori, disoccupati, calciatori, ingegneri, operatori ecologici, avvocati e soprattutto i bambini, accomunati da un destino e … tutti felici di essere qui.
Sono sicuro che, quando un giorno riusciremo a debellare questa maledetta malattia, i ricordi di questi momenti rimarranno indelebili nella nostra memoria.
Ed oltre ad essi, tutto ciò che resterà non saranno le cicatrici delle fatiche affrontate, ma le persone speciali che abbiamo incontrato durante il nostro cammino.
Un saluto da un semplice papà, ma circondato da persone e bambini speciali.
Ciao Davide Galluzzi