Incontriamo Stefano Bondi, un ragazzo di 41 anni di Milano, che nel 1979 era diventato diabetico.
Dopo circa 22 ani di diabete, Stefano, durante una visita di controllo dal prof. Secchi viene a conoscenza della possibilita’ di sottoporsi a trapianto di isole di pancreas presso l’Istituto San Raffaele di Milano, centro di eccellenza e sicuramente all’avanguardia, tra i primi al mondo, per la cura del diabete.
Nel 2001 Stefano decide allora di prendere in seria considerazione l’ipotesi di sottoporsi a degli esami di classificazione per valutare l’idoneità al trapianto di isole, dopo avere letto il protocollo proposto dal prof. Secchi e dopo aver ottenuto da lui tutti i chiarimenti necessari a fugare i suoi dubbi. Nel Ottobre del 2001 entra al San Raffaele per gli esami di idoneità
Nell’Aprile del 2002, quando ormai non pensava più ad un’eventuale convocazione, mentre si stava godendo una meravigliosa giornata a Livigno, la dott. Francesca De Taddeo lo chiamo’ per dirgli di tenersi pronto perche’ probabilmente nell’arco di un paio d’ore avrebbe dovuto essere in ospedale per il trapianto…la conferma a breve…. Tale conferma pero’ non ci fu…venne ricontattato dalla Dr De Taddeo che gli spiego’ che le isole non erano idonee, poiché vi era presente un virus che non consentiva il loro utilizzo… Stefano ricorda che, senza dubbio, la giornata era stata scossa da qualcosa di inusuale e di straordinariamente positivo.
Dopo giorni in cui ogni istante passava pensando allo squillo del telefono che sarebbe dovuto arrivare, comincio’ ad avere momenti di sconforto: l’entusiasmo era passato, nessuno si era piu’ fatto sentire ed erano trascorsi 10 giorni…..
Una mattina in cui era tutto preso dal suo lavoro, ecco la fatidica telefonata “ ci siamo – disse la dott. Caldara – se vuoi noi siamo pronti “.
La macchina girò da sola e raggiunse casa….poi in un lampo, l’ospedale. Qui fu preso dal panico, e disse alla Dr De Taddeo: “non lo faccio me ne vado via”. Il prof. Secchi al telefono gli diede il coraggio che serviva per affrontare l’ignoto. Questa, la sua storia in breve.
Ora vive, il 28 maggio 2006 saranno tre anni, senza piu’ ricorrere alle dosi multiple di insulina, senza piu’ controllare piu’ volte al giorno la glicemia, senza piu’ ipoglicemie.
Poniamo a lui quelle domande che tutti ci poniamo quando sentiamo parlare di trapianto di isole.
D.: Stefanno, innanzitutto, come stai, come ti senti? R.: Adesso bene, ho passato un periodo un po’ influenzato ma ora e’ tutto a posto.
D.: Perche’ hai deciso di sottoporti a trapianto di isole? R.: C’era la voglia di intraprendere questa forma di cura, per verificare se davvero vi erano i presupposti per una vita a tutti gli effetti “normale” come i medici asserivano, senza incorrere nella proliferazione delle complicanze tipiche del diabete anche considerando la mia non più giovane età. Devo ora ammettere sulla mia pelle che era tutto vero.
D.: con chi ne hai parlato? R.: prima con il Pof. Secchi, poi con la mia fidanzata (ora mia moglie!) e poi con i genitori che mi hanno dato il loro “gradevole” contributo…molto scettico. Sono stato io a decidere, io ho voluto la responsabilità fino in fondo: è una cosa che serve prima di tutto a me stesso……
D.: cosa hai dovuto fare per essere messo in lista d’attesa? R.: La visita chiamiamola “di ammissione” e un ricovero di una settimana per fare degli esami ematochimici e strumentali
D.: Hai aspettato molto? R.: Per la visita pre test non tanto, circa un mesetto
D.: Cosa ricordi del giorno del trapianto? R.:Tutto: la telefonata del Prof. Secchi, l’agitazione della Dr De Taddeo al suo primo Trapianto di isole, la preparazione, Angeli, il dolore, l’emozione.
D: puoi raccontarci brevemente il tuo trapianto? R.: Sì, ma oggi devo dire che le tecniche si sono affinate ed il risultato è che è meno doloroso di quello che ho provato io. Vieni sdraiato su un lettino portato in radiologia, sempre super cosciente, a me hanno messo un po’ di tintura di iodio sulla parte destra dove c’è il fegato all’altezza della vena porta, poi il radiologo ti inserisce un ago con il supporto del monitor e inizia ad affondare fino a raggiungere la profondità necessaria. Poi entra il Dr Bertuzzi con le isole preparate in mega siringoni, sono di colore giallo, e vengono collegate con un tubicino all’ago inserito nella vena porta e inizia l’innesto.
D.: Quante infusioni hai avuto? In quanto tempo? R.: Ho avuto due infusioni nel 2002 a distanza di tre mesi l’una dall’altra poi l’ultima il 28 maggio 2003.
D.: Stefano, tu eri diabetico da circa 22 anni, cosa hai provato quando ti hanno detto che non dovevi piu’ assumere insulina? R.: Bè ero molto timoroso e incredulo.
D.: quanti giorni sei stato in ospedale? R.: mediamente 4.
D.: quando hai ripreso a lavorare? R.: dopo 1 settimana.
D.: come sono stati i primi mesi dopo il trapianto? R.: Molto delicati: è il periodo più problematico perche’ le isole devono vascolarizzazre e per un mese ho fatto circa 4 – 6 unità di lantus in modo da farle lavorare il meno possibile.
D.: Come e’ cambiata la tua vita, da quando hai ricevuto il trapianto? R.:Totalmente: la libertà di goderti la vita a pieno, una voglia di fare pazzesca e la sicurezza. Acquisti fiducia in te e nei dottori…ti puoi alzare anche tardi i giorni festivi, puoi mangiare alle ore che vuoi e quello che vuoi…anche i dolci volendo, anche se abituato com’ero ad un regime alimentare ferreo, non mi viene spontaneo dedicarmi ai dolci, ma non disdegno devo ammettere…
D.: A che tipo di controlli e ogni quanto tempo devi sottoporti? R.: All’inizio sei molto seguito: diciamo che un paio di volte al mese per i primi tre mesi devi fare controlli e test. Ora non mi vogliono più tra i piedi: una volta ogni due mesi. Un prelievo.
D.: Che terapia segui contro il rigetto? R.: Ad oggi prendo 8 pastiglie di Rapamicina + 3 di Prograf la mattina e 3 la sera, stop
D.: Sei soggetto a molte infezioni? Ti ammali di piu’ di “prima”? R.: Assolutamente no: avevo paura anch’io di ammalarmi più frequentemente, ma in tre anni di non insulina avrò fatto una settimana di assenza al lavoro per malattia più che altro raffreddamenti infezioni nessuna.
D.: Segui una dieta particolare? R.: No, seguo un regime alimentare corretto, almeno io mangio carboidrati a pasto e proteine la sera, ma mi tolgo spesso e volentieri le mie voglie…gelati, cioccolato fondente dopo cena….
D.: fai sport? R.: Più che altro movimento: cammino molto, pratico lo sci d’inverno e frequento una scuola di ballo per circa due ore alla settimana
D.: Stefano, e’ stato difficile? Lo rifaresti? R.: Sì è stato difficile, ma lo rifarei sempre senza alcun dubbio, adesso più di prima
D.: Ci sara’ pur qualcosa di negativo….o no? R.: Quello che c’è di negativo, almeno che io ho notato, sono delle afte a volte in bocca, brufoli sul viso e sulla zona pettorale del corpo, a volte difficoltà di digestione, a volte insonnia…ma a tutto questo esiste il suo rimedio, i dottori sono apposta per risolverti questi problemi, se questi possono chiamarsi così
D.: Cosa ti sentiresti di dire a chi sta pensando “domani chiamo il San Raffaele!”? R.: Fatelo subito!
Grazie Stefano, sei stato molto preciso, ma la cosa piu’ bella e’ la gioia di vivere che emerge dalle tue risposte, il tuo ottimismo.
In bocca al lupo e…tanti tanti auguri per molti anni ancora di insulinoindipendenza!
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