Un’insulina ‘alien’ provocherebbe il diabete 1 nei bambini
Il gruppo di ricerca del professor Paolo Pozzilli, dell’Università Campus Biomedico di Roma, insieme a ricercatori della Queen Mary University di Londra, hanno scoperto una forma di insulina ‘alien’ che potrebbe contribuire alla comparsa del diabete di tipo 1 nei bambini, scatenando la formazione di autoanticorpi. Il dosaggio di questi anticorpi, realizzabile con uno specifico test messo a punto dagli autori dello studio, potrebbe aiutare ad individuare precocemente i soggetti destinati a sviluppare in futuro diabete di tipo 1, mentre l’insulina modificata potrebbe in futuro diventare un obiettivo terapeutico per prevenire, appunto, il diabete di tipo 1. Lo studio è stato presentato al 51° congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD) in corso a Stoccolma.
Il diabete di tipo 1 potrebbe dunque essere provocato da una forma di insulina ‘modificata’, derivante dalla normale insulina prodotta dal pancreas, ma ‘arrugginita’ dai radicali liberi dell’ossigeno che si producono nel corso di un processo infiammatorio. L’insulina ossidata, non più riconosciuta dall’organismo come prodotto autoctono, scatena un bombardamento di anticorpi da parte del sistema immunitario che potrebbe contribuire allo sviluppo del diabete di tipo 1 nei bambini.
L’84% dei piccoli con diabete tipo 1 presenta in effetti al momento della diagnosi questi anticorpi anti-insulina modificata dai radicali dell’ossigeno.
I team di ricerca italiani e inglesi hanno anche a punto uno specifico dosaggio per rilevare la presenza di questi anticorpi diretto contro l’insulina ‘alien’ e ritengono che la loro scoperta potrà portare a nuove strategie di trattamento.
“Il diabete di tipo 1 – spiega il Dottor Rocky Strollo, Endocrinologia e Diabetologia, Università Campus Bio-Medico di Roma e membro della Società Italiana di Diabetologia – è una patologia caratterizzata dal fatto che il pancreas non è più in grado di produrre l’insulina. È una malattia ‘autoimmune’ in quanto il sistema immunitario aggredisce le cellule deputate alla produzione di insulina (cellule beta delle insule pancreatiche), producendo infiammazione e distruggendole. Questo processo è associato allo sviluppo di anticorpi diretti contro l’insulina, riscontrabili in almeno la metà dei bambini affetti dalla patologia. Tuttavia, il motivo per cui questo avviene non è stato a tutt’oggi compreso”.
Lo studio presentato al congresso dell’EASD propone però una nuova ipotesi. Secondo gli autori, alcune sostanze tossiche (radicali dell’ossigeno), rilasciate durante un processo infiammatorio autoimmune, si andrebbero a ‘legare’ all’insulina prodotta dal pancreas, modificandone così la struttura tanto da renderla diversa dall’insulina normale. Queste forme di insulina ‘alien’ potrebbero innescare una risposta immunitaria, in quanto riconosciute come molecole estranee all’ organismo.
Al fine di provare tale ipotesi, gli autori dello studio hanno sviluppato un nuovo test per individuare la presenza di anticorpi rivolti contro queste forme modificate (ossidate) di insulina nel sangue dei pazienti con diabete tipo 1. Utilizzando una serie di metodiche biochimiche (PAGE, 3D-fluorescence e spettrometria di massa) i ricercatori hanno dimostrato che i radicali dell’ossigeno modificano in maniera significativa la struttura dell’insulina e che le modifiche generate portano alla produzione di anticorpi specifici diretti più frequentemente contro l’insulina ‘modificata’, rispetto alla forma naturale non modificata. L’84% dei pazienti con diabete tipo 1 al momento della diagnosi presenta anticorpi anti insulina modificata dai radicali dell’ossigeno.
“In conclusione – spiega il Dottor Strollo – abbiamo dimostrato per la prima volta la presenza di anticorpi contro l’insulina ‘modificata’ nella maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 1 e riteniamo che questa forma di insulina modificata possa avere un ruolo nello sviluppo del diabete di tipo 1.
Questo studio – prosegue Strollo – rappresenta un possibile cambiamento di paradigma nella patogenesi del diabete di tipo 1 poiché dimostra che l’autoimmunità pancreatica può essere indotta da modifiche ossidative dell’insulina. Il test da noi messo a punto per il dosaggio degli anticorpi anti-insulina ossidata è altamente sensibile (84%) e specifico (99%) per la diagnosi di diabete tipo 1.
Il prossimo obiettivo delle nostre ricerche sarà di valutare se questo test potrà consentire di identificare precocemente i soggetti destinati a sviluppare in futuro il diabete tipo 1. Valuteremo inoltre se l’insulina ossidata possa rappresentare un target terapeutico per la prevenzione della malattia”.
“Come presidente della SID vedo con grande piacere e orgoglio – commenta il professor Enzo Bonora – che la ricerca italiana in diabetologia abbraccia praticamente tutte le aree dove è necessario acquisire una maggiore conoscenza. Il diabete tipo 1 interessa una minoranza delle persone con diabete ma si tratta comunque di centinaia di migliaia di italiani, spesso adolescenti e spesso bambini. Riuscire ad identificare nuovi meccanismi di malattia, per poi combatterli con gli strumenti appropriati è assai promettente per una cura migliore e anche per una efficace prevenzione. Quella prevenzione che finora nel diabete tipo 1 è stata inefficace”.